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Cultura e spettacolo

L'attrice è protagonista insieme a Robert Pattinson del film 'Die, my love' della regista scozzese Lynn Ramsey
2 minuti e 17 secondi di lettura
di Dario Vassallo
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CANNES - Non ha mai realizzato film facili. I drammi psicologici della regista scozzese Lynne Ramsay, sempre così pieni di spigolosità, si rifiutano di offrire conforto o risposte chiare alle domande complicate e confuse che emergono dalle vite spesso disperate dei suoi personaggi e anche ‘Die, my love’ non fa eccezione mostrandoci qualcosa che oscilla tra realtà disturbata e allarmante fantasia, sfumando ogni linea di demarcazione che separa questi due stati d’animo.

La trama

Grace (Jennifer Lawrence) e Jackson (Robert Pattinson) si sono appena trasferiti nella casa del defunto zio di lui, nella foresta settentrionale dello stato di New York, pronti a mettere su famiglia. Presto Grace dà alla luce un maschietto ma nei mesi successivi inizia a manifestare strani comportamenti, come strisciare carponi fuori dalla proprietà con un coltello in mano e altri atteggiamenti similmente bizzarri. All’inizio le persone che le stanno intorno insistono sul fatto che è normale per una neomamma sentirsi un po' fuori dalle righe ma quando la realtà di Grace cede il passo a fantasie sfrenate, non escluse quelle di tipo sessuale, diventa evidente che sta succedendo qualcosa di più preoccupante.

Jennifer Lawrence e Robert Pattinson protagonisti di 'Die, my love' di Lynn Ramsey

I problemi della protagonista non sono univoci 

Il film fonde passato e presente, ciò che è reale e ciò che non lo è in modo tale che lo spettatore non sia sempre in grado di distinguere anche perché Ramsay si rifiuta di ricondurre i problemi di Grace a una sola fonte. Sì, forse la depressione post partum è un fattore, ma ‘Die, My Love’ mostra quel tanto che basta del passato della coppia per offrire indizi su quella che è sempre stata una relazione tempestosa sostenendo che incentrare tutto su una sindrome depressiva equivarrebbe ad ignorare altri segnali d'allarme che erano presenti da tempo, trasformando così il film da un'autodistruttiva performance solista all’analisi di una relazione complessa e di tutta la pazienza e la comprensione che richiede.

Un film che non offre né confronto né rimedio 

La regista propone anche un'idea audace: che in mezzo a tutto il rischio e l'agonia della condizione di Grace ci sia qualcosa di simile alla liberazione. La sua improvvisa allergia al marito le permette di vedere meglio le proprie inadeguatezze e c’è perfino un sottile fascino anarchico in parte della sua violenza. ‘Die, My Love’ è un film insidioso che non offre né conforto terapeutico né rimedio. È comprensivo nei confronti della crisi di Grace, ma non cerca davvero di tirarla fuori da essa. C'è un'ambivalenza che inquieta, un'accettazione parziale della realtà alterata della mente anche quando diventa spaventosa: un approccio che appare radicale e una sorta di compassione che rischia l'incoscienza.

 

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