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GENOVA - I suoi scatti hanno immortalato per sempre i volti di culture lontane, raccontando mondi diversi, di tradizioni antiche, di rituali, di contrasti contemporanei, di conflitti e dell'umana capacità di adattarsi di fronte ad ogni condizione, al resto del mondo. A Genova sarà presente un gigante della fotografia, il grande Steve McCurry che a Palazzo Ducale affronterà una lunga giornata: nel pomeriggio di martedì dalle ore 16:30 sarà presente nella sua mostra al Munizioniere per autografare "Devotion" e i volumi in vendita al bookshop. Ai partecipanti al book signing verrà riconosciuto l’ingresso ridotto in mostra. 

Alle ore 21, invece, terrà una lectio magistralis nella Sala del Maggior Consiglio e in questa occasione gli verrà conferita la Medaglia città di Genova, onorificenza destinata a illustri personalità.

Mercoledì, invece, incontrerà le scuole alle ore 10:30.

Protagonisti dell'allestimento curato da Civita Mostre sono i bambini: bambini che si aggrappano alla vita, bambini con lo sguardo già serio e imperscrutabile difronte alle difficoltà che hanno davanti, bambini catturati nella loro piena gioia e felicità seppur nei contesti più difficili. I loro occhi - capaci di inchiodare lo spettatore e di interrogarlo - negli anni sono diventati copertine di libri e di giornali, dando volto e voce alle donne d'Afghanistan, ai giochi primitivi dei bimbi in Madagascar, ai tratti identitari dei più piccoli dal neonato in Tibet al bimbo coperto di crema in Birmania. E se la ragazza afghana e la ricerca, a vent'anni di distanza, di quegli occhi verdi che fecero il giro del mondo sul National Geographic, in "Children" si trovano centinaia di scatti noti e meno noti, che via via si fanno eterei attraverso l'utilizzo suggestivo delle proiezioni digitali. 

Steve McCurry torna a Palazzo Ducale: viaggio attorno al mondo visto dagli occhi dei bambini - IL SERVIZIO

Così a Palazzo Ducale si viaggerà due volte, attraverso le fotografie e attraverso i racconti di un reporter partito armato della sua fotocamera e sete di vedere il mondo: travestito con abiti tradizionali, attraversò il confine tra Pakistan e Afghanistan, controllato dai ribelli poco prima dell'invasione sovietica, portando poi al suo ritorno i rullini della macchina fotografica cuciti nei vestiti. E chissà quante altre storie celano i suoi scatti, quali sono state le sue sensazioni e le sue emozioni vissute prima dal vivo e poi dietro la lente della macchina fotografica. 

GENOVA - La prima edizione invernale dei Rolli Days, dedicata anche a Fabrizio De Andrè in occasione del 25° anniversario della sua scomparsa, chiude con oltre 60mila presenze complessive. Un dato che ancora una volta sottolinea l’attrattività dei Rolli Days, evento di punta della cultura genovese sempre più apprezzato dai cittadini e in grado di attirare un numero crescente di turisti.

Tra venerdì 19 e domenica 21 gennaio i Rolli Days - Sacro e profano, che hanno raccontato i contrasti sociali, urbani e artistici della Genova cinque e secentesca, hanno dunque totalizzato oltre 60mila presenze (i turisti hanno raggiunto oltre il 30 per cento del totale), i quali hanno ammirato i 37 siti aperti - tra gli straordinari Palazzi dei Rolli, le ville, le chiese - accompagnati dal racconto degli 85 divulgatori scientifici, giovani professionisti provenienti da tutta Italia, e hanno partecipato ai concerti, agli eventi collaterali e alle visite guidate, comprese quelle in genovese, in inglese, francese e spagnolo.

Quasi quattro decenni dopo aver ripercorso le orme di Ozu nel documentario 'Tokyo-Ga', il regista tedesco Wim Wenders torna nella capitale giapponese per reinventare il suo cinema di finzione e in certa misura recuperarne il fascino con 'Perfect Days', esempio elegantemente elaborato di quello che potrebbe essere definito 'un film sul nulla' ma che in realtà è una contemplazione filosofica che riguarda il senso stesso della vita, qualcosa di ingannevole semplicità, osservando i piccoli dettagli di un'esistenza di routine con tale chiarezza ed empatia da costruire un piccolo gioiello.

Hirayama è un uomo di mezza età che ogni mattina si sveglia da solo nel suo minuscolo appartamento. Una volta che si è lavato i denti, ha spuntato i baffi e nebulizzato le piante indossa una tuta da lavoro con la scritta “The Tokyo Toilet” stampata sul retro, compra una lattina di caffè dalla macchinetta accanto al palazzo e guida un furgone blu attraverso la foresta di grattacieli della città fino al primo dei tanti bagni pubblici che deve pulire e che tratta ciascuno come fosse una reggia usando persino un specchietto per verificare la presenza di quella sporcizia che potrebbe nascondersi alla vista. Quando qualcuno gli fa notare come sia inutile essere così accurati perché immediatamente tutto si sporcherà di nuovo, lui non risponde.

Sembra tragga piacere da questa metodica regolarità, proprio come si gode le pause pranzo nello stesso posto all'aperto dove fotografa gli stessi alberi attraverso la tecnica del 'komorebi', parola giapponese che descrive il fenomeno naturale della luce solare che filtra attraverso le foglie, sorridendo agli stessi sconosciuti e bevendo dopo il lavoro nello stesso affollato bar per pendolari. Ogni giorno sempre uguale. Le variazioni arrivano nel tessuto culturale del tempo libero: i libri che legge (Patricia Highsmith un giorno, William Faulkner un altro) e la musica che sceglie dalla sua vasta collezione di cassette: Patti Smith, Otis Redding, Van Morrison, Nina Simone e ovviamente il Lou Reed di 'Perfect days' che dà il titolo al film. Quando però la nipote adolescente gli si presenta all'improvviso decidendo di restare qualche giorno con lui, le conseguenti interruzioni delle sue abitudini rivelano come la deliberata costruzione che c'è alla base di questa routine sia una difesa contro una vita passata che non rivuole indietro.

GENOVA - Una partecipazione straordinaria nella due giorni di Palazzo Ducale che apre l'anno di Genova e il suo Medioevo. Sono state oltre 5mila le presenze alla due giorni di dibattiti e di lectio, dal titolo "L'impero di Genova", dedicata al glorioso passato di Genova, quando – fra XI e XV secolo – la città si muoveva nello scacchiere geopolitico come una vera e propria superpotenza, controllando – direttamente o indirettamente – vasti territori e allargando la sua influenza alle estreme periferie di quello che era, allora, il mondo conosciuto.

Illustri gli studiosi e gli storici che hanno offerto il proprio contributo – tra questi il popolare scrittore e professore Alessandro Barbero che ha concluso i lavori e che ha fatto registrare il tutto esaurito – per un convegno che ha segnato l’avvio del programma IANUA. Genova nel Medioevo, una serie di appuntamenti tematici che animeranno il calendario culturale del 2024.

Il convegno è stato inaugurato da un momento dedicato alle scuole nella mattina di venerdì ed è proseguito in diverse sessioni aventi come focus le diverse fasi dell’espansione “genovese” nel mondo allora conosciuto. Dalla prima crescita dell’influenza nel Tirreno alla presenza in Terrasanta e Medio Oriente, fino all’espansione nel Nord Europa, nelle Fiandre, e nella penisola iberica, Marocco. Sul lato opposto delle mappe, i mercanti genovesi si spingevano fino in Cina. Molti siti, a partire da quelli della Crimea, territorio oggi in guerra, appartengono a quello che si può definire – appunto – l’impero di Genova.

“Credo, sottolinea Marco Ansaldo - ideatore e curatore delle due giornate di studi -, che forse nemmeno oggi gli stessi genovesi, noi genovesi, noi liguri, riusciamo a renderci pienamente conto di quello che fu la nostra città tra l'XI e il XVI secolo, con un'influenza irradiata e profonda nel commercio, nella finanza, nella forza militare, nella lingua, negli usi e costumi, tuttora ben conosciuta e studiata all'estero, come gli esperti internazionali che sono qui testimoniano oggi. Ecco, ho voluto farli incontrare tutti in quella che è la loro capitale, Genova, la capitale di un Impero, per raccontarlo a noi. A lavori non ancora cominciati, sulla sola base del programma e degli ospiti, avevo già ricevuto due offerte: portare il convegno su L'Impero di Genova ad aprile all'istituto di Cultura di Istanbul, e a settembre a quello di Londra. Dopo il successo di questa due giorni, con Palazzo Ducale vedremo come sviluppare ulteriori iniziative”.

“Un grande successo di pubblico – ha detto il professor Antonio Musarra – curatore scientifico del progetto IANUA Genova nel Medioevo -, nonostante le relazioni fossero piuttosto tecniche. In fondo, si è trattato di un convegno di accademici, abituati a parlare tra loro. Eppure, ho visto persone che, ancora a tarda sera, stentavano ad alzarsi. Questo lascia ben sperare. Non si tratta di mero campanilismo. Né si può dire che la ragione sia unicamente la presenza di Alessandro Barbero, che voglio sinceramente ringraziare. Già dall’incontro con le scuole, venerdì mattina, ho avvertito un’atmosfera particolare. Rispetto: innanzitutto, per i relatori e il loro lavoro. Quindi, per quella che è una storia straordinaria. Tentativo di carpire più dati possibile, di comprendere più a fondo. Abbiamo dato avvio a qualcosa di speciale. L’augurio è che IANUA consenta a tutti, nessuno escluso, di riappropriarsi d’una vicenda che vediamo tutt’oggi inscritta nelle pietre della nostra città”

“È con grande soddisfazione che registriamo il grandissimo successo di pubblico per questo convegno di studi storici, anche se devo confessare di non esserne del tutto sorpreso – sottolinea il presidente di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Giuseppe Costa – La due giorni si inscrive infatti in una formula che è diventata ormai un segno distintivo dell’attività di Palazzo Ducale: occuparci di argomenti stimolanti e di grande interesse attraverso il contributo di studiosi di livello internazionale in grado di parlare a tutti e, nello stesso tempo, mantenere alta la qualità dell’offerta. È una formula di successo che si rinnova e che abbiamo ben sperimentato con La Storia in Piazza e con il Festival della rivista Limes. Ringrazio tutti i relatori e Marco Ansaldo che ha ideato e curato il convegno”.

Il grande successo de L’Impero di Genova - ha detto il professor Alessandro Barbero - sta, probabilmente, nella formula poiché si tratta di un convegno scientifico attento alla divulgazione di alta qualità fatta dagli specialisti stessi che si confrontano con il grande pubblico intercettando un profondo desiderio di approfondire questi temi”

L’Impero di Genova è stato ideato e curato da Marco Ansaldo, giornalista, analista geopolitico e consigliere scientifico della rivista Limes, che ha collaborato all’organizzazione del programma.