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Il riferimento artistico dell’ultimo venerdì di gennaio, firmato Davide Sacco, fa rima con Amadeus.

Emerge nel ritratto del maestro il richiamo a un’edizione 2022 del Festival, ancora contestata dai sanremesi, per l’alta incidenza di Covid e positività.

Terzo anno di Amadeus sul palco dell’Ariston e terza dose di vaccino: ecco, l’abbinata di Mussaie.

La certezza, ancora una volta, la kermesse canora non lascerà quanto atteso alla città dei fiori e alla riviera di ponente.

La puntata di fine gennaio per Liguria Ancheu, il format legato a dialetti e tradizioni, fa rima stasera con la comicità di Andrea Di Marco. La puntata proporrà alcuni dei pezzi più apprezzati dell’artista che sarà ospite in studio.

Nel corso della serata, poi, largo spazio al genovese con gli interrogativi del professor Franco Bampi, la sua lezione e la caricatura di Davide Sacco che il pubblico potrà indovinare da casa mediante il numero verde 800640771.

Protagonisti anche il virologo Giancarlo Icardi e il veterinario Roberto Parodi per un triste derby tra umani e cinghiali all’insegna di Covid e peste suina declinati in lingua genovese.

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Un dramma comico o una commedia drammatica, a seconda di come la si vuole considerare, che racconta una storia semplice su chi siamo e sulla società in cui viviamo aiutandoci a scoprire come dietro ogni mondo in perfetta armonia ci siano bugie nascoste e un equilibrio tutt'altro che stabile.

Il regista spagnolo Fernando Leon de Aranoa ce lo spiega con ‘Il capo perfetto’, portandoci dentro una fabbrica che produce bilance il cui proprietario, Blanco, è noto per essere un dirigente comprensivo e carismatico. Insomma un buon padre di famiglia, un ottimo ménage con la moglie che però tradisce con una stagista (vabbè, nessuno è perfetto) e dipendenti che considera come figli. Questo microcosmo, questa comfort zone in cui è vissuto perché le cose hanno sempre funzionato come dovevano funzionare, si incomincia ad incrinare quando viene a sapere che nella sua azienda è prossimo l'arrivo di una commissione che sta facendo visita a tutte le imprese del posto per scegliere chi è meritevole di aggiudicarsi un premio d’eccellenza.

Nella frenesia del momento per Blanco i problemi si fanno via via sempre più grandi - il direttore di produzione impazzito dalla gelosia, un contabile licenziato che si accampa davanti alla fabbrica e via dicendo - tanto da arrivare a scoprire che il suo piccolo mondo equilibrato non è così equilibrato come aveva sempre creduto e tutto rischia di sfuggirgli di mano da un momento all'altro. Con l’avvicinarsi della fatidica data dell’ispezione i problemi continueranno a crescere e ad accumularsi, il che lo porterà a fare tutto ciò che ritiene necessario per ottenere l’atteso riconoscimento.

Ambizione, ipocrisia, potere, mancanza di scrupoli: sono queste le prerogative di Blanco esaltate da Javier Bardem, qui al suo meglio, che ci consegna un personaggio carismatico e sinistro, sprezzante e partecipe, immorale e umano allo stesso tempo. Ma questo si inserisce all’interno di un contesto dal quale nessuno esce esente da colpe: non lui, ovviamente, ma neppure i lavoratori, tutti ugualmente egoisti, tutti coinvolti in un gioco al massacro in cui il padrone finisce per essere schiavo dei suoi desideri. Perché ognuno ha bisogno dell’altro, c'è una dipendenza reciproca tra chi comanda e chi obbedisce in un rapporto ricco di contraddizioni e precarietà. Insomma, due facce della stessa medaglia.

‘Il capo perfetto’ è un racconto morale che da un lato ci mostra un sistema capitalistico diventato ormai in grado di appropriarsi perfino dei movimenti di protesta e dall’altro di come concetti un tempo ritenuti fondamentali - bene comune, onestà, solidarietà - vengano cinicamente immolati sull’altare del profitto e dell’interesse. Un’agghiacciante radiografia sociale figlia del neoliberismo più sfrenato tanto più efficace se si pensa al prodotto della fabbrica del protagonista: la bilancia, che da sempre rappresenta il simbolo della giustizia e dell’equità. Qui la bilancia è chiaramente taroccata e se alla fine il film ci lascia un sapore agrodolce è soltanto perché è la realtà stessa ad esserlo. Se non sempre, spesso.

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GENOVA - Due love stories in un unico spettacolo, che spazia da Pergolesi a Bernstein e che farà sorridere il pubblico in sala al Teatro Carlo Felice. E' tutto pronto per la prima prima del 2022, che verrà inaugurato sotto il segno de "La serva padrona" e "Trouble in Tahiti": un dittico frizzante e originale che farà compiere agli spettatori un vero e proprio viaggio musicale, dal barocco fino al jazz. L'opera sarà in scena per sei rappresentazioni, da venerdì 28 gennaio a domenica 6 febbraio. 

"Siamo felici di proporlo al pubblico dal vivo perché insieme con Primocanale avevamo realizzato una bellissima produzione televisiva per questo dittico originalissimo"

"Ma adesso è l'occasione di poterlo apprezzare seduti in platea, potendo ascoltare due protagonisti assoluti della scena dell'opera internazionale quali Luca Micheletti ed Elisa Balbo. Micheletti firma anche la regia, mentre la direzione dell'orchestra è di Alessandro Cadario, le scene e costumi di Leila Fteita", commenta il sovrintendente Claudio Orazi. Insomma, si tratta veramente di un appuntamento giovane, importante e da non mancare perché è una bellissima immagine dell'Italia che ricomincia nei teatri". 

Lutto nel mondo della cultura genovese. E' morto Piero Parodi, 86 anni, per decenni protagonista della canzone in lingua locale. Era ricoverato da tre mesi a Villa Scassi per problemi renali fino all'ultimo ha vissuto con riservatezza il momento dell'addio.

In oltre mezzo secolo di carriera, Parodi - originario di Sestri Ponente, assicuratore per garantirsi un sostentamento certo - ha venduto centinaia di migliaia di dischi e ha collaborato tra gli altri con i conterranei Fabrizio de André, Vittorio De Scalzi, Gian Piero Reverberi, Paolo Villaggio e Franca Lai, Cochi e Renato ed Enzo Jannacci, Sandra Mondaini e Franca Valeri. Cantò tra gli altri due brani musicati per lui da Faber, "Ballata triste" e "A famiggia di Lippe" con i testi rispettivamente di Vito Elio Petrucci e Piero Campodonico.

Il debutto di Parodi, voce potente e verve interpretativa non comune, fu folgorante: "A seissento", versione genovese di un canto popolare milanese che il giovanissimo Giorgio Gaber aveva lanciato come "Balilla". Il 45 giri vendette seicentomila copie ed è il record assoluto per un brano in genovese. In 60 anni di carriera ha inciso 15 long playing e 35 singoli, vendendo 1 milione e mezzo di dischi.

Come Gaber che era stato il cointerprete del brano, Parodi era uno straordinario comedian: nessuno può dimenticare due brani oltre il limite del virtuosismo, "Tiribi taraba" che nella struttura armonica era una sorta di gemella italiana de "La valse à mille temps" di un altro genio come Jacques Brel, e "A sciatrice" col famoso ritornello-scioglilingua.

Ha pubblicato quindici album e trentacinque singoli. Era un uomo arguto e spiritoso, sempre pronto a regalare buon umore. Era un grande tifoso genoano e aveva realizzato in onore del suo Grifone "Zena a mae vitta", versione in genovese di "My Way" di Sinatra. Anche il figlio Max, prematuramente scomparso come grande dolore della sua vita, era un musicista e aveva fondato il gruppo "La rosa tatuata".

Parodi debuttò al cinema all’età di 73 anni nei due film benefici della saga di “Capitan Basilico” dei Buio Pesto

La moglie Liliana desidera ringraziare lo staff del reparto di Nefrologia dell’Ospedale Villa Scassi di Sampierdarena e in particolare modo il Direttore, Dottor Paolo Sacco.

Primocanale porge alla famiglia le più sentite condoglianze e dedicherà alla sua figura la puntata di Liguria Ancheu in onda stasera alle 21 dove, appunto, verranno ricordati i grandi successi di Piero Parodi.