"La politica è il grande assente nel processo del Morandi, negli anni 2000 ad esempio le reazioni erano perlopiù di opposizione alla Gronda, ricordo che Beppe Grillo, fondatore del Movimento di 5 stelle nato a Genova, nel 2014 a una manifestazione a circo Massimo a Roma, disse che "vi racconteranno la favoletta del crollo di Ponte Morandi, non ci credete, basta leggere la reazione del dibattito pubblico organizzato dal comune di Genova per capire che starà su ancora per 100 anni".
Lo ha detto in aula l'avvocato ovadese Paola Sultana (nella foto a destra) nell'arringa a difesa del suo assistito, Alessandro Natali, per dieci anni capo dell'Ufficio Manutenzioni del tronco di Genova, presente in aula, per cui l'accusa ha chiesto una pena a 3 anni e sei mesi.
Il crollo ha spezzato un sogno dell'Italia che ripartiva dopo la guerra
L'avvocata ha iniziato la sua arringa partendo da lontano: "Faccio prima una premessa di carattere politico, questa tragedia è impressa nella memoria di tutti noi, come i terremoti, ciascuno ricorda dove era a quell''ora, è stata una tragedia che ci ha colpito non solo per numero delle vittime e dei feriti e dei danni ma anche perché crollo del Morandi nell'immaginario è il crollo di un simbolo, una certa idea dell'Italia, un ponte inaugurato nel '67 emblema di quel Paese che usciva dagli orrori della seconda guerra mondiale, che ripartiva, cambiava volto, dal punto di vista sociale, culturae, economico, realizzava quel boom economico sociale, di cui io sono figlia, una boomer a tutti gli effetti, c'erano progressi in tutti i campi, medicina, scienza, in tutto il mondo, sembrava che si potessero raggiungere traguardi inaspettabili, un progresso che sembrava inarrestabile e che tutti avrebbero raggiunto posizioni di benessere impensabili".
L'errore di non realizzare la Gronda
"Il crollo del Morandi - ha detto l'avvocata - ha arrestato tutto e fatto venire meno la cieca fiducia nel progresso, nella tecnica. Quando ho iniziato a studiare per la difesa di Natali, ho iniziato dalla rassegna stampa di quei giorni, non solo a Genova, e mi sono imbattuta nel Sole 24 Ore del 14 agosto, pochissime ore dopo il crollo. Per la prima volta si faceva una relazione fra l'evento e quella che è stata l'istruzione della Gronda di Genova, mi sono sorpreso che sino ad allora nessuno aveva fatto quel riferimento".
Da lì Sultana ha ricordato le parole di Beppe Grillo, per sottolineare come ci fosse una grande opposizione all'opera, la Gronda, che sarebbe dovuta passare sopra il Pollcevera e che a suo dire sarebbe stata utile per agevolare interventi sul Morandi e forse evitare la tragedia.
Il mio assistito non aveva competenze sul Morandi
L'avvocata ha concluso ribadendo perchè il suo assistito è innocente: "Il geometra Natale ricopriva un ruolo sino al lontano 1997, un incarico che non aveva nessuna competenza sulla sorveglianza e la manutenzione straordinaria sulle opere d'arte come il Morandi, era un uomo del fare, faceva manutenzione ordinaria, quella che noi siamo abituati a vedere transitando in autostrada, la sorveglianza era demandata a Spea, la manutenzione straordinaria era di competenza degli uffici centrali di Autostrade e nessuno sino a quegli anni, appunto nel '97, quando ha cessato il suo incarico, aveva la benchè minima preoccuopazione riguardo alle condizioni statiche del ponte, anche dal punto di vista morale che io mi batterò per l'affermazione di non colpevolezza del geometra Natali perchè portarsi con gli altri indagati il peso di 43 morti per tutti questi anni non è stato facile"
L'avvocato Iavicoli chiede assoluzione di Sartini
Anche l'avvocato Mario Iavicoli (a sinistra nella foto), difensore del geometra Sartini, successore di Natali a capo dell'Ufficio Manutenzione dopo Rusca (indagato stralciato dal procedimento principale) del tronco di Genova di Aspi, imputato e con una richiesta di condanna di tre anni e sei mesi, ha ribadito il basso profilo del suo assistito, un geometra che non ricopriva ruoli di sorveglianza sulle opere come il Ponte Morandi, che come hanno ribadito gli altri difensori che lo hanno preceduto, spettavano a Spea e agli uffici centrali di Spea e di Aspi di Roma.
Un imputato che nel 2018 era in pensione da 12 anni
Sartini fra l'altro quando è crollato il ponte era in penione da ben 12 anni. Il Tronco di Genova dove lui lavorava era a supporto delle indagini tecniche i cui risultati poi confluivano negli uffici del centro, controlli sul ponte venivano svolti da tecnici con capacità elevatissime che non coinvolgevano gli uffici periferici come l'ufficio Manutenzioni e Tecnica. "Tanto che Sartini non partecipava alle riunioni romane che trattavano le ispezioni straordinarie, di cui il mio assistito - ha spiegato Iavicolli- ne conosceva l'esistenza solo in modo sommario. E poi anche e gli fossero arrivati dei valori o delle allarmi sul Morandi come poteva verificarli? Sartini non aveva nè mezzi nè uomini per farlo".
Non ha mai ricevuto email dai veri controllori di Spea
"In una società come Aspi - ha ribadito ancora Iavicoli - giustamente le competenze dei geometri e degli ingegneri erano diverse, Roma non coinvolgeva il tronco, già nel 2004, il dirigente Camomilla (uno degli imputati principali di Aspi ndr) parlava della corrosione sulla pila 9 e del difetto occulto, ma di queste cose cosa poteva sapere Sartini? La riprova di questo è nel fatto che lui non ha mai ricevuto una email da Spea e da Roma".
Il pm hanno tenuto conto delle direttive ma la realtà è diversa
"I pm della procura hannno fatto un lavorone - ha detto Iavicoli - ma quello che io contesto è non avere considerato la grande differenza fra quanto emerge dagli organigrammi e dalle carte e quanto emerso nel dibattimento e dalla realtà delle cose. Chiedere e tenere conto di ordini di servizio di decine di anni fa non porta da nessuno parte, nessuno può ricordare una disposizione del 2005".