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Cronaca

La tesi degli avvocati Colella e Renzi che difendono il dirigente del tronco genovese Renzi, in carcere per la tragedia campana: "E' stato condannato proprio perché si occupava di guardrail ma non di viadotti come il Polcevera"
2 minuti e 33 secondi di lettura
di Michele Varì
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"Il nostro assistito Michele Renzi è stato condannato a cinque anni per il crollo del pullman ad Avellino perché aveva competenza sulle barriere di protezione, che lì sono risultate causa della tragedia perchè corrose alla base, ma non aveva responsabilità sulle opere d'arte come il viadotto Polcevera". A parlare è Guido Colella, avvocato difensore insieme al collega Paolo Siniscalchi del dirigente dell'Unità di Esercizio del tronco genovese di Aspi Michele Renzi, imputato a Genova per cui sono stati chiesti due anni di pena, e ora in galera nel carcere di Siena per la condanna in Campania.

La pena inflitta ad Avellino confermata in corte di Cassazione per il legale

La pena inflitta ad Avellino confermata in corte di Cassazione per il legale chiarisce ancora di più che il suo assistito, come pur Dino Maselli, altro imputato con lo stesso incarico a Genova per cui sono stati chiesti due anni di galera, non aveva competenze sui controlli sul ponte Polcevera. Per Colella gli ingegneri Renzi e Maselli, che hanno diretto l'Unità esercizio in periodi diversi, avevano molte competenze, come incarico la prevenzione degli incidenti, il monitoraggio della circolazione e degli utenti 24 ore su 24, compreso lo sfalcio dell'erba e le emergenza maltempo e neve, ma non il controllo di ponti e gallerie che invece spettavano toccava a Spea e all'Unità Tecnica del tronco.

Renzi è nel carcere di Siena, "esperienza terribile, ma per fortuna è un un piccolo istituto dove la detenzione è meno dura e dove lui passa il tempo facendo il bibliotecario".

L'altro legale dei due imputati, Paolo Siniscalchi, fra l'altro avvocato di fiducia dell'amministratore delegato di Exor John Elkann, ha svolto un'arringa chiara e lineare a difesa di Renzi e Maselli: "Non toccava ai nostri assistiti controllare il Morandi che doveva essere sorvegliato dall'unità tecnica locale e da Spea, Maselli e Renzi invece si occupavano di tante altre mansioni come traffico, prevenzione incidenti, sfalcio dell'erba, informazioni agli utenti, allerta neve, ma non dei controlli delle opere d'arte come il Morandi".

Sulle cause del crollo Siniscalchi si allinea alla tesi dei difensori degli altri 55 imputati:
"Le indagini hanno provato che c'è stato un errore nell'esecuzione del progetto non identificabile in cima all'antenna che ha provocato la corrosione dei cavi primari".

L'avvocato, che risiede a Milano, ammette che anche lui come d'altra parte i suoi assisti transitavano regolarmente sul viadotto Polcevera e fa i complimenti ai giudici e pure agli "avversari", i Pm, che hanno chiesto la condanna a due anni per i loro assistiti:

"Si tratta di un processo estremamente complesso anche per la mole enorme dei documenti, devo dare atto come ho fatto nel corso della requisitoria dell'estrema attenzione e competenza da parte del tribunale e dell'enorme sforzo di natura veramente straordinaria che è stato fatto dai rappresentanti della pubblica accusa".

Siniscalchi alla domanda se è transitato spesso sul Morandi ammette che "come tutti i milanesi che amano la Liguria sono transitato più volte sul Polcevera", aggiungendo poi:  "Quando succedono tragedie come queste c'è subito l'immedesimazione perché su quel viadotto ci siamo passati tutti, compresi i dipendenti dell'Unità Esercizio che assistiamo, loro il Morando lo attraversavano tutti i giorni".

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