"La sorveglianza delle opere d'arte come il ponte Morandi non spettava ai tre ex dirigenti Aspi del Primo tronco di Genova Maselli, Renzi e Zanzarsi che avevano invece il compito di controllare l'esercizio, ossia la viabilità, allo scopo di prevenire incidenti e ridurre la mortalità in ambito autostradale, e monitorare le barriere di sicurezza, i guar rail, ma non le opere d'arte come il Ponte Morandi"
Lo hanno detto alla riapertura del processo per il crollo del viadotto Polcevera gli avvocati Paolo Siniscalchi e Guido Colella (nella foto) che difendono i due imputati di Aspi Dino Maselli (presente in aula) e Michele Renzi, ingegneri per cui i pm hanno chiesto una pena di tre anni. Renzi si trova in carcere a Siena perché condannato a 5 anni per la tragedia del pullman di Avellino. Sulla stessa linea la difesa di Enrico Scopesi che assiste il terzo imputato trattato nell'udienza: il genovese Federico Zanzarsi, anche per lui i pm hanno chiesto la condanna a tre anni, un dirigente che quel tragico 14 agosto 2018 era solo da otto mesi dirigente dell'esercizio del Tronco genovese di Aspi.

"Quei controlli spettavano a Spea e all'Unità tecnica"
In modo sintetico per questo - hanno spiegato ai giudici i tre legali - gli imputati Maselli, Renzi e Zanzarsi devono essere assolti perché il fatto non sussiste.
Le verifiche sul viadotto, come sul resto delle opere d'arte, hanno spiegato i legali, spettava ad altre unità, fra cui i tecnici di Spea, la società di ingegneria a cui Autostrade per l'Italia aveva affidato la sorveglianza.
"La Cassazione su Avellino sostiene la nostra tesi"
Nei dettagli gli avvocati di Maselli e Renzi hanno ribadito che proprio leggendo la decisione della Corte di Cassazione sulla tragedia in Campania costata la vita a quaranta persone che erano a bordo di un bus precipitato in una scarpata si evince che i responsabili dell'unità dell'esercizio del tronco avevano responsabilità sul monitoraggio ordinario delle barriere di sicurezza, ma nessuna competenze sulle opere d'arte come il ponte Morandi.
"Noi dovevamo prevenire incidenti e disagi utenti"
Siniscalchi ha poi elencato le tante competenze dell'unità esercizio diretta dagli imputati:
"Pulire le cunette, segnalare le code, sfalciare il verde, gestire le segnaletica, adottare misure per prevenire incidenti stradali e ridurre il tasso di mortalità, migliorare la fluidità del traffico, controllare le barriere di sicurezza, che devono essere in grado di contenere l'eventuale urto".
E poi ancora: "Il presidio alla viabilità e l'assistenza agli utenti 24 ore su 24, la gestione degli allertamenti, il coordinamento della polizia stradale, l'informazione, l'aggiornamento messaggi utenti, la segnaletica dei cantieri, il coordinamento e risoluzione degli incidenti, l'organizzazione per le opere invernali, il piano neve, la manutenzione delle attrezzature invernali, lo sgombero neve, la previsioni meteo, la gestioni degli automezzi e delle attrezzature, l'approvvigionamento del cloruro, il sale, per la prevenzione del ghiaccio. Il soccorso meccanico, le autorizzazioni dei transiti eccezionali e i piani per le barriere di sicurezza".
Domani arringhe avvocati di altri quattro imputati
Come a dire gli imputati avevano mille compiti ma non la sorveglianza come invece sostenuto dai pm Airoldi e Cotugno che per questo hanno chiesto per Maselli, Renzi e Zanzarsi una pena di tre anni.
Nell'udienza di domani a parlare saranno gli avvocati degli imputati Ferrazza, Buonaccorso, Servetto e Sisca: per i primi due i pm hanno chiesto una pena di 4 anni, per gli altri due invece tre anni.
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