La rivolta che ha tenuto in ostaggio il carcere di Marassi a inizio giugno sembra aver dato il via a una serie di disordini nei penitenziari di tutta Italia. Detenuti stanno mettendo a dura prova gli istituti di Terni, Como, Spoleto, Aosta e per ultimo Trapani in segno di protesta contro sovraffollamento e caldo asfissiante. Motivazioni ben diverse da quelle che hanno invece mosso gli ottanta detenuti che hanno messo a soqquadro il carcere genovese dopo che i quattro uomini accusati di aver seviziato e abusato un compagno di cella di soli 19 anni non sono stati immediatamente trasferiti.
Escalation di violenza
Nel frattempo da quel quattro giugno la Polizia penitenziaria genovese ha subito e continua a subire aggressioni, l'ultima una 'lamettata' di un detenuto di origini egiziane ristretto nella prima sezione a un agente poi trasportato in gravi condizioni al pronto soccorso. Solo un giorno dopo, altri due poliziotti sono stati presi a pugni da un giovane con problemi psichiatrici nel centro clinico del carcere di Marassi.
La richiesta di cambio ai vertici
I poliziotti lanciano l'allarme e chiedono provvedimenti puntuali: "Così non si potrà reggere ancora per molto, sempre che questo sia reggere" spiega Fabio Pagani, segretario regionale della Uilpa. "Servono provvedimenti urgenti e tangibili, anche sostituendo gli attuali vertici dell'Istituto di Genova Marassi, in modo da provare a mettere in regola carceri illegali, per detenuti e per operatori, ripristinando condizioni minime di sicurezza e vivibilità. Basta passerelle e dichiarazioni di intenti utili solo a essere smentite, servono i fatti".
La rivolta del 4 giugno nel carcere di Marassi
La rivolta era stata causata dal mancato trasferimento di quattro detenuti che per oltre due giorni hanno seviziato e abusato un compagno di cella di 19 anni. Per questo episodio la procura indaga per tortura e violenza sessuale aggravata. La rivolta aveva portato i reclusi a salire sui camminamenti del carcere dove avevano iniziato a urlare e sbattere le pentole contro le inferriate con la polizia penitenziaria che ha faticato a contenere i tumulti. Scoppiata nel pomeriggio, il caos è durato circa due ore. Il giovane, italiano e con alle spalle una storia familiare complicata e delicata, era in galera da marzo per avere rubato un giubbotto. Il ragazzo ha confermato il racconto di quanto subito e riconosciuto i suoi aguzzini in foto.
Continuano le indagini per tortura
L'indagine sull'orrore scoperto nell'istituto di pena è iniziata martedì, quando i quattro "torturatori" sono stati costretti a fare uscire il ragazzo dalla cella dopo che gli agenti avevano notato i "tatuaggi" (realizzati con inchiostro fatto sciogliendo il cestino di plastica in dotazione nelle celle) gonfi e sanguinanti sulla sua fronte. Il giovane è stato portato subito in infermeria. Solo lì si è poi scoperta la vera entità delle torture che sarebbero state inflitte al ragazzo nei due giorni precedenti, giorni in cui gli agenti non avrebbero notato le condizioni reali del 19enne, che durante i controlli quotidiani sarebbe rimasto sempre sotto al lenzuolo.
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