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Cronaca

1 minuto e 4 secondi di lettura
di r.p.
La Corte di Cassazione ha condannato il Ministero della Difesa a risarcire la famiglia di un carpentiere navale deceduto a causa di un mesotelioma pleurico dopo aver lavorato all'interno dell'arsenale militare marittimo della Spezia.
 
Confermando le sentenze di primo grado e di appello del Tribunale di Genova, i giudici hanno ritenuto la malattia sia stata contratta "in conseguenza dell'esposizione all'amianto sofferta durante l'attività lavorativa" in arsenale. In particolare l'uomo, deceduto nel 2013, dopo aver lavorato per un certo periodo presso una ditta in appalto che operava all'interno della base navale della Marina Militare, era stato assunto dal ministero a partire dal 1967 e da dipendente aveva lavorato fino al pensionamento avvenuto nel 1994.
 
Il risarcimento ai famigliari, rappresentati dall'avvocato Pietro Frisani, è stato quantificato in 670mila euro, di cui 270mila euro per la moglie e 200mila per ciascuno dei due figli. Nel quantificare il danno parentale si è tenuto conto "anche dell'età relativamente giovane", 63 anni, della moglie nel momento del decesso del marito e della sofferenza di chi è colpito da mesotelioma. Una patologia "caratterizzata dalla grave e protratta compromissione della funzione respiratoria", scrivono i giudici, che rende l'assistenza "particolarmente lacerante per i congiunti".
 
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