Cronaca

Dalla nuova ricostruzione della polizia il commercialista, la mamma e la zia videro la presunta assassina nello studio ma non lo dissero. Ma il professionista smentisce: "Tutte fantasie, non avevo nessun motivo per proteggere quella donna"
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GENOVA -Per la polizia Anna Lucia Cecere avrebbe ucciso la "rivale" Nada Cella durante una lite divampata nello studio perché la segretaria voleva indurla a smetterla di perseguitare per prendere il suo posto di lavoro di segretaria e fidanzarsi con il datore di lavoro.

Nella nuova ricostruzione del cold case, 27 anni dopo, la presunta assassina Cecere sarebbe stata sorpresa nello studio dall'arrivo del commercialista Marco Soracco, visto entrare nell'ufficio da una vicina di casa

Per gli inquirenti è a quel punto che Soracco, consapevole di essere il possibile movente dell'aggressione, o forse per altri decise di omettere la verità e proteggere Anna Lucia, raccontando bugie insieme alla madre Marisa Bacchioni e alla zia Fausta, ora deceduta, entrambe scese subito nello studio per pulire il sangue nelle scale e sulla scena del delitto.

E' la nuova ricostruzione del delitto avvenuto nel 1996 nello studio di via Marsala 6 a Chiavari degli inquirenti che ha portato alla richiesta del rinvio a giudizio per l'omicidio di Cecere e per favoreggiamento di Soracco e della madre.

Una versione che però Marco Soracco smentisce in modo categorico: "Non ne posso più di dirlo, conoscevo Cecere solo in modo superficiale, l'avrò visto un paio di volte, non capisco perché dovrei proteggerla, io dico solo la verità".

Al contrario di quanto trapelò allora, la presunta assassina sarebbe stata vista scappare con il motorino dall'inquilina Liliana Lavagno, ora deceduta, che però non lo disse alla polizia ma alla mamma di Soracco e a un'altra amica.
Anche se su questo c'è chi dice che la Lavagno avrebbe solo detto di avere visto fuggire "una persona", senza mai precisare che si trattasse di una donna, né tantomeno di Cecere".

Il nome dell'indagata allora era stato riferito con telefonate anonime alla mamma, all’avvocato chiavarese Cella (ritenuto erroneamente parente della vittima), e anche agli investigatori.

Non solo: una mendicante (anch'essa deceduta) e il figlio quella mattina videro Cecere con le mani sporche di sangue allontanarsi dal palazzo sul suo scooter.

Della Cecere la madre di Soracco avrebbe parlato anche con un frate, spiegando che aveva ucciso perché invaghito del figlio.

Ma tutte queste affermazioni sono smentite da Soracco, che dice a Primocanale, "non è vero che mia madre ha detto quelle cose al frate, forse ne parlò quando emerse la notizia di una donna sospettata sui giornali, ma non in quei termini. Perché scagionai Cecere indicata come possibile assassina anche in una telefonata registrata da mia mamma? Non feci altro che riportare quanto mi era stato detto dal dirigente del commissariato di polizia Pasquale Zazzaro che quando gli consegnai la registrazione della telefonata mi disse che era estranea all'indagine perché già controllata e archiviata dai carabinieri. Insomma io ho solo riportato quanto detto dagli inquirenti, se poi le indagini di allora non furono fatte in modo perfetto non è certo colpa mia visto che fino alla riapertura del caso per tutti sono sempre stato il sospettato principale anche se la mia posizione era stata archiviata".

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