Quale sarà la nostra città nel 2030-2031 (data ultraottimistica) quando il tunnel subportuale sarà pronto e le sue connessioni di Ponente e Levante perfettamente “agganciate” alla rete dei nosri trasporti?
Me lo chiedo con una certa angoscia, dopo aver ascoltato le domande e le risposte nel confronto secco, duro ma leale tra Maurizio Rossi e i suoi giornalisti e il vicecommissario Carlo De Simone, incaricato di seguire l’operazione più delicata che Genova abbia mai affrontato nel cuore della sua città.
Tunnel subportuale: i dubbi di Primocanale restano tanti
Perchè ancor prima di capire come faranno, e se ce la faranno e quali saranno i costi di questa galleria, scavata 40 metri sotto il fondo del mare del nostro porto, bisogna chiedersi come arriveremo a quella scadenza fatidica. Genova viaggia verso una lenta ma inesorabile decrescita demografica, che sarà pure attutita da un calcolo diverso delle sue presenze nella versione Bucci ( non si so in quella Salis) avrà meno abitanti e meno abitanti che viaggiano dentro le sue strade, vecchie e nuove, ponti, gallerie, sotto passi, ascensori, funicolari, metropolitane..
Ci saranno meno mezzi di trasporto privato, ce lo auguriamo, sia su quattro che su due ruote, ci sarà magari un trasporto “nuovo”, magari più elettrico, oppure no, e ci saranno anche i veicoli senza guidatore e quelli pilotati dall’ intelligenza artificiale, magari anche i bus.
Oppure, diciamola tutta, ci sarà molto meno trasporto e allora i grandi impegni ingegneristici, finanziari operativi, per allestire colossal come il subtunnel portuale, opera che nessuna città italiana ha mai pensato, potrebbero risultare sproporzionati. La città avrà un’altra dimensione, che è tutta da immaginare con i tempi che corrono. Ricordo la profezia un po’ da Cassandra di don Baget Bozzo, che immaginava una Genova da 300 mila abitanti, piena di case di cura per anziani e sistemi di assistenza pubblica e privata. Siamo o non siamo la città più vecchia d’Italia e d’Europa e una delle più anziane del mondo?
Come ci sposteremo allora e per andare dove, da un punto all’altro? Spero non solo in carrozzella, ma qualche ragionamento bisogna farlo. A costruire ospedali nuovi ci stanno impiegando decenni, a costruire linee moderne di collegamento come le funivie, le Gronde, il Terzo Valico, perfino i tapis rulant tra la Stazione Marittima o le ovovie, tra aeroporto e la stazione di Sestri saranno mezze chimere o opere più lunghe del Subtunnel.
O forse ci sbaglieremo di grosso. Ma non è impossibile: siamo già una città deindustrializzata ( chi scommette sulla nuova Ilva mezza americana mezza italiana statale?) , con la speranza IIT cui tagliano senza colpo ferire un bel finanziamento, con Ansaldo Energia, che lotta per difendere il lavoro qua e fermare i trasporti in Texas……
I ragazzi cercano tutti vie di fuga. Lo constatiamo famiglia per famiglia e, attenzione, non è un handicap solo nostro. Succede in tutto il mondo. I giovani si sentono cittadini del mondo, vogliono viaggiare e lavorare lontano, cambiare e girare. Se i terribili venti di guerra non li fermeranno. E rassegnatevi, padri e nonni: non è detto che vogliano tornare “a posa è ossa”. A Genova capita ancora di più, perché è splendida per tornarci e mangiare la focaccia e incantarsi a Boccadasse, a Castelletto, una splendida cartolina di grandi nostalgie, ma lo sapete che oramai il numero degli ultracentenari sta scavallando le centinaia? E’ per quelli, che ci auguriamo di essere anche noi, che la città va preparata. Ci azzecca il tunnel subportuale , magari al posto della Sopraelevata, discussa, amata, magari da rifare con oculatezza?
Che mondo avrà intorno Genova nel 2030 2031, al di là della grande diga pronta a accogliere supernavi che non si sa se arriveranno o se preferiranno le nuove rotte e sopratutto se questa vecchia Europa, che le nuove potenze vogliono marginalizzare, sarà ancora un centro di affari e trasporti da “mantenere” grandi porti come il nostro, ma anche come Rotterdam, Anversa, Marsiglia Barcellona…….
Non vogliamo esagerare: in fondo un tunnel di quattro chilometri e passa, ultramoderno ,è comunque un gioiellino che potrebbe migliorare la qualità della vita anche in una città vecchia, dimagrita, attraente come una bella cartolina, con qualche “Rollo” in più da visitare, un bel parco di alberi a piazzale Kennedy, una spiaggia nuova, magari un aeroporto dove gli aerei non sono come Ufo di passaggio e non puoi prenderlo perché costano troppo, con autostrade che percorrerne 120 chilometri è come prendere, appunto, un aereo per New York.