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Verba volant e scripta manent. Perché si può concedere carta bianca; giocare l’ultima carta e perché carta canta e quando c’è di mezzo la musica la vita è sicuramente migliore. Anche a Genova
2 minuti e 38 secondi di lettura
di Mario Paternostro

Qualche giorno fa, alla presentazione di un libro durante un evento culturale un signore si avvicina e chiede all’autore che sta firmando copie: “Il suo romanzo mi interessa. Dove lo trovo?”.

Già. Dove si può trovare in vendita un libro di quelli vecchio stile, di carta, pagine magari scritte fittamente, elegantemente rilegate, con copertina di cartone e risvolti, pronto a fine lettura per essere sistemato bene su un oggetto ligneo o metallico detto comunemente “libreria”?
L’autore in interpellato non si scompone e, serenamente risponde alla domanda. “In macelleria!”.

Infatti: ça va sens dire. Le macellerie vendono fettine di matamà e libri. Avrebbe potuto, l’autore in questione, rispondere anche: ”Dal tabaccaio”, che ormai non vende quasi più sigari e sigarette. O anche: “Dal rosticciere”. Tra salami rigorosamente di sant’Olcese e mortadelle dette “Bologna”. Considerando che nel 2026 si festeggeranno i 365 anni del celebre salume che  il 24 ottobre 1661 fu inventato con la pubblicazione del primo Bando con cui si stabilivano le regole per la produzione da parte del Cardinal Farnese. 

Le librerie residue ed eroiche venderanno filetti, fontina, chiodi in questa incredibile confusione di prodotti. Dunque, evviva la magnifica idea della presidente della Fondazione Palazzo Ducale, Sara Armella, di destinare l’occupazione di una sala della casa dei Dogi, una volta alla settimana a partire dalla prossima, alla presentazione di un libro. Non solo i best sellers o gli autori gettonati (ormai più spesso cantanti, attrici, rapper, industriali, influencer, e ahimé, molti politici) che trovano facili promozioni in ogni rete, ma anche gli altri. Magari anche quei veri scrittori che a questo faticoso mestiere hanno dedicato gran parte della loro vita, sicuramente senza diventare milionari. Il Ducale di Sara Armella diventa anche il Palazzo del Libro.

Mi pare una grande idea che va raccontata e sostenuta perché senza libri è difficile vivere bene. Senza pagine di carta da leggere, tenere in mano, arricciare per memorizzare qualcosa, una frase, un pensiero, una parola, sottolinearle con la matita (non esiste ancora “Il giorno della matita”?). Inventiamolo insieme a quelli dei papà e delle mamme, dei nonni e della mortadella, insieme ai pestelli galleggianti sul Tamigi e Halloween che se la gioca con babbo Natale e la Befana, poveri vecchi rovinati dalle follie climatiche.

Il progetto del Ducale si chiama semplicemente “Il libro della settimana” con un calendario di appuntamenti fissi. "Palazzo Ducale sarà la casa del libro – ha spiegato Armella - Scrittori, poeti, autori ed editori di ogni genere potranno presentare qui ogni settimana la loro opera parlando a ogni pubblico. Un’iniziativa di libertà a cui tengo molto: il libro è da sempre simbolo di emancipazione e indipendenza, perché la cultura è lo strumento più potente per rendere le persone davvero libere".

Grazie Sara, “signora del diritto” e ora anche “signora delle pagine di carta”. Che restano perché, come è che si diceva? Verba volant e scripta manent. Perché si può concedere carta bianca; giocare l’ultima carta e perché carta canta e quando c’è di mezzo la musica la vita è sicuramente migliore. Anche a Genova.

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