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Attualità

"Oggi abbiamo fatto una riunione per capire chi può essere inserito nel sistema sanitario tipo oss ed infermieri. Già 15 persone sono state presentate ad un datore di lavoro e tra poco, si spera, inizieranno a lavorare" spiega il cappellano della comunità
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GENOVA-Così il Dalle cantine dove si nascondevano dalle bombe ad un luogo sicuro nel capoluogo ligure. Dall'Ucraina a Genova in un viaggio lungo e stressante che li ha costretti a lasciare tutto indietro: casa, lavoro, amici, e a volte anche qualche famigliare. Al punto di ascolto nel sagrato della chiesa di Santo Stefano sono più di 2000 i profughi ucraini che hanno chiesto aiuto ai genovesi dall'inizio della guerra che dopo due mesi non sembra avere una fine. E sono proprio l'incertezza e la voglia di ripartire a spingere molti profughi a cercare un lavoro. In tanti si sono rivolti a padre Vitalyi, cappellano della comunità ucraina, che vede nel cambiamento ma soprattutto nello scambio lo step successivo all'accoglienza. 

"Ci sono persone che sono riuscite a salvarsi uscendo dal paese - racconta padre Vitaly -, e dopo lo stress che hanno vissuto in Ucraina e anche durante il periodo di accoglienza, sto vedendo un cambiamento. Vedo i miei concittadini che cominciano a cambiare, mentre prima si sentivano aggrediti, ora sono tranquilli, possono ricominciare a vivere le loro vite, a fare da madre ai loro figli". 

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Una guerra che sembra non finire e che aggrava la situazione di molti ucraini fuggiti dalla loro madre patria. Se è vero che alcuni sono ricchi e benestanti (LEGGI QUI), altri hanno bisogno gi lavorare, mentre altri ancora vogliono 'dare indietro':

"Vengono e mi chiedono 'come posso essere utile'? Cosa posso offrire, come posso essere d'aiuto a chi è appena arrivato? Pensate che non abbiamo nessun problema con la pulizia della chiesa, del piazzale, c'è sempre qualcuno che è disposto a pulire. Sono in tantissimi ad aiutare, in cucina, all'accoglienza ma anche diffondendo informazioni - continua -. Molti stanno imparando l'italiano per poter lavorare e integrarsi, abbiamo tanti cittadini ucraini che ora vogliono stare a Genova e dare indietro alla città".

"Dobbiamo essere utili. Oggi abbiamo fatto una riunione per capire chi può essere inserito nel sistema sanitario tipo oss ed infermieri. Già 15 persone sono state presentate ad un datore di lavoro e tra poco inizieranno a lavorare. Ma non solo questi tipi di lavori: sappiamo anche di molte borse di studio a cui già diversi ragazzi hanno partecipato - conclude Vitaly -. Poi ci sono anche tante persone che sono disposte a lavori semplici, è molto importante che ora non ci si senta un peso".

 

 

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