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Attualità

Il direttore di Confagricoltura Sampietro: "Perdite del 60%, ma tutto il settore è in crisi in Italia"
2 minuti e 27 secondi di lettura
di Giorgia Fabiocchi

La denuncia era arrivata già nelle scorse settimane - a Primocanale - da parte di Massimo Solari, presidente dell'Associazione produttori olivicoli della Liguria, ma con il tempo è diventata un vero e proprio allarme su quella che è stata definita la peggior annata per l'olio di oliva. Numeri impietosi che avevano messo sull'attenti le aziende ma anche la grande distribuzione e la ristorazione.

Liguria senza olio: "Peggiore annata da vent'anni. Perso il 99% del prodotto"

Perdite del 60%

Il direttore di Confagricoltura Liguria Andrea Sampietro ha definito il periodo "certamente dei meno belli, con un'annata difficile". Il dato, al momento, fotografa un 60% in meno di produzione da Levante a Ponente. "Si è trattato di un'annata di scarica, dopo una positiva del 2024 e le altre tre precedenti di nuovo di scarica, con una qualità più bassa - spiega a Primocanale Andrea Sampietro -. Quest'anno per fortuna è solo peggiorata la quantità ma siamo di fronte a una buona qualità, quindi bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno".

Il ruolo dei cambiamenti climatici

Ad acuire una situazione già complicata, il clima, vittima dei cambiamenti climatici sotto gli occhi di tutti. Si assiste a un proliferare di elementi esterni, insetti e batteri che attaccano gli ulivi e la produzione. La cecidomia, per sempre, è presente nel Levante, mentre in passato era praticamente inesistente. Insomma, il cambiamento delle condizioni climatiche, l'insorgere di batteriosi e di malattie creano una miscellanea negativa per lo sviluppo e il consolidamento dell'olivicoltura.

Meno olio nei supermercati e nei ristoranti

E questo che cosa comporta? "Minor quantità di olio, ovvero minor produttività e redditività, significa tradotto meno prodotti sugli scaffali, nei ristoranti, nei locali di vendita al minuto - ha aggiunto il direttore di Confagricoltura Liguria Andrea Sampietro -. Questo è indubbio che comporti l'abbandono dei terreni olivettati, in Liguria lo sono il 60%, siamo al doppio della media nazionale. Produrre quindi, ha costi maggiori rispetto ad altre regioni, ma al tempo stesso questo consolidato binomio costringe ad abbandonare l'attività".

Il ruolo di Regione Liguria

Nel frattempo Confagricoltura sta lavorando con Regione Liguria su più fronti, perché il piano olivicolo regionale è in crisi, come è in crisi in modo generalizzato il settore, in Italia. Il Belpaese è passato dal secondo posto per produzione a livello mondiale, al quinto attuale. Minor quantità e minor qualità sono alla base di questo arretramento. Sono infatti previsti interventi straordinari da parte del ministero e a cascata da parte della Regione. "Noi siamo inoltre favorevoli al riconoscimento dell'olivicoltore non professionale, nel momento in cui si mantiene distinzione tra chi fa produzione professionale e chi invece non la fa - ha commentato Andrea Sampietro -. Auspichiamo che Regione Liguria possa prendere i diritti del carbon trail, destinarli come sostegno economico, si tratta di certificati con valore economico, con l'abbattimento della CO2 e dell'anidride carbonica".

L'olio d'oliva ligure

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