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Ci sono pezzi di cemento, parti di ponteggio e altro materiale non ben identificato. Ai piedi del viadotto Bisagno, i residenti di via Laiasso, Lungo Bisagno d'Istria e via Piacenza denunciano la continua caduta di materiali dal ponte dell'autostrada, dove da anni stanno andando avanti i lavori per la messa in sicurezza del viadotto della A12.
Tutto parte all'indomani della tragedia di ponte Morandi con la scoperta di un sistema gestito dai precedenti vertici di Autostrade per l'Italia che avrebbe di fatto trascurato per anni i lavori di manutenzione. Per questo è partito anche il cosiddetto processo ponte Morandi Bis. Insieme alle gallerie è stato necessario intervenire anche su diversi viadotti, compreso quello sul Bisagno che sovrasta la vallata. Ma nel tempo più volte si sono verificati episodi di caduta materiale, in alcuni casi sono state colpite anche delle macchine.
Ma mentre i residenti della zona di via delle Gavette possono contare sulle protezioni messe a sistema e sui risarcimenti previsti da Autostrade, i residenti di via Laiasso (che si trova dall'altra parte della strada, sulla sponda destra del Bisagno), di via Lungo Bisagno d'Istria e di via Piacenza sono allarmati per la situazione. Per loro nessuna protezione e nessun risarcimento.
I residenti: "Hanno fatto calare un macchinario dal viadotto"
"Qui non è solo un problema di disagi, ma siamo davanti a una situazione di pericolo. Ci aspettavamo le impalcature come fatto in via delle Gavette, dove i residenti sono stati protetti dalle potenziali cadute di pedane, pezzi di ferro e altro. A noi invece hanno detto che non abbiamo bisogno di sicurezza" - spiega Giuseppe Occhiuto, residente e presidente del comitato residenti di via Laiasso. - "Qui sono caduti dall'autostrada dei pezzi di cemento e parti di ponteggio. Si parla di sicurezza ma poi l'altra sera dal cantiere del ponte hanno fatto calare giù in basso per 50 metri una pala meccanica che può pesare fino a 4000 kg. Se l'impalcato viene toccato da quella tipologia mezzo, qui cade tutto. Inoltre tutta questa operazione è stata fatta con il ponte aperto al traffico".
Ma i residenti di via Laiasso si trovano fuori da qualsiasi zona rossa, arancione o gialla, pur trovandosi a pochissimi metri in linea d'aria dal cantiere del ponte. "La mia abitazione è a non più di 5 metri dalla zona rossa" spiega ancora Occhiuto guardando verso la palazzina. Alla loro preoccupazione si aggiunge il disagio di vivere a due passi da un cantiere che provoca rumore e polvere a tutte le ore, anche di notte. Nel 2021 gli accordi con Autostrade per l'Italia per i lavori nell'area del viadotto Bisagno-Gavette avevano portato allo stanziamento di 3 milioni e 321mila euro, utili a compensare 129 nuclei familiari, di cui 22 in zona rossa, 27 in fascia arancione rinforzata, 12 in fascia arancione e 68 in fascia gialla, oltre a tre attività produttive della zona delle Gavette. Per i residenti di via Laiasso, via Piacenza e lungo Bisagno nulla.
I residenti: "Secondo il Pris dovremo rientrare anche noi"
"Per fortuna in via delle Gavette hanno riconosciuto gli indennizzi, ma perché a noi no?" - spiega ancora Occhiuto, che rappresenta i 35 residenti di via Laiasso. - "Quando abbiamo fatto notare la situazione legata alla caduta di materiali ci è stato detto che non arrivavano dall'autostrada, ma è chiaro che arrivano da lì. Per il rumore e i disagi invece ci hanno detto che ci deve risarcire l'impresa in subappalto. Ma c'è la legge con il Pris del 2021 che dice che rientriamo nei soggetti che meritano protezione dal cantiere. Nel documento sottoscritto da Autostrade, Regione Liguria, Comune di Genova e Autorità portuale c'è scritto infatti che le misure riguardano 'gli immobili che, pur non incompatibili con la realizzazione di opere infrastrutturali, comunque fortemente svantaggiati durante la realizzazione delle opere stesse poiché collocati in aree immediatamente prospicenti a quelle dichiarate incompatibili'. Ora ditemi se noi siamo incompatibili?".
Per questi motivi i residenti si sono ritrovati in piazza con in mano cartelli e striscioni di protesta. "Alcuni sono bianchi - spiegano - rappresentano quanto si dovrà ancora scrivere attorno a questa vicenda". Un appello rivolto alle istituzioni.
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