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Attualità

Maddalena Boschetti da 23 anni nel Paese. La sua testimonianza a 'People'
4 minuti e 8 secondi di lettura
di Tiziana Oberti

 

"Haiti è un paese in caduta libera, allo sfascio, tra i più poveri al mondo dove anche trovare da mangiare è un problema, siamo in mano a bande armate ma il mio posto è qui non ho mai avuto paura ma vi prego non dimenticateci". Così, in collegamento da Haiti, la missionaria genovese laica fidei donum Maddalena Boschetti a 'People - cambia il tuo punto di vista' dedicato alle storie di uomini e donne, non solo religiosi, che hanno deciso di diventare testimoni di speranza non solo nei paesi più in difficoltà ma anche nelle periferie delle nostre città.

"Lavoro con i bambini disabili: gli ultimi tra gli ultimi"

Maddalena Boschetti è tra i pochissimi missionari rimasta a Haiti dove è arrivata la prima volta più di 23 anni fa. Dal 2008 è a Mare-Rouge, nel comune di Môle Saint-Nicolas, nelle zone rurali del nord ovest, dove aiuta bambini malati, con disabilità e famiglie in situazione di vulnerabilità. "Lavoriamo per l’integrazione e l’inclusione dei disabili fisici e intellettivi attraverso la formazione professionale, l’educazione speciale, la fisioterapia. Da sempre ho dedicato la mia vita e il mio servizio anche qui per i malati, in particolare per i disabili, e i bambini. La storia del paese, la sofferenza del paese è tale che è difficile trovare da vivere, anche per i bambini normali, immaginiamoci per quelli disabili".

Un paese in mano ai banditi

Boschetti, consacrata camilliana laica, vive nel Nord-Ovest di Haiti, una delle regioni più povere e travagliate, dove la presenza di gruppi armati crea un clima di insicurezza: "Il Vescovo di Port-de-Paix ha scritto una lettera aperta alle autorità e ai fedeli, denunciando l'arrivo dei banditi in questa regione, perché il nostro paese, Haiti, ormai da anni è in mano ai banditi, che formano una sorta di governo parallelo".

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo ha accertato oltre mille persone uccise tra ottobre 2024 e giugno 2025. Almeno 239.000 persone sono dovute sfollare a causa della violenza. Il 7 febbraio 2026 ci saranno le elezioni e dallo scorso anno c’è un Consiglio presidenziale di transizione i cui membri, rappresentanti dei vari settori della società, ogni cinque mesi si alternano alla guida del governo provvisorio.

"La situazione degenera sempre più, nessuno ha più fiducia e le bande hanno il controllo non solo della capitale ma anche il centro del paese - sottolinea - per esempio per portare da noi i farmaci o beni essenziali il convoglio deve superare 18 check point dei ribelli che hanno un vero e proprio tariffario in base al contenuto che bisogna pagare come "tangente".

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo ha accertato oltre mille persone uccise tra ottobre 2024 e giugno 2025

Quindici anni fa il devastante terremoto

Una situazione difficile a 15 anni dal devastante terremoto di magnitudo 7.0 che il 12 gennaio 2010 uccise più di 220mila persone causando 1,5 milioni di sfollati, devastando le infrastrutture del Paese, comprese migliaia di scuole. Una data che segna un prima e un dopo per ogni haitiano.

"Io non ho mai avuto paura"

Maddalena lì non è più considerata una straniera ma una di loro e nonostante le difficoltà sottolinea come il suo impegno nasce dalla convinzione profonda di dover essere presente dove altri non restano: "Il missionario deve stare dove c'è più bisogno, dove ha senso la sua presenza, dove non ci sono altri che restano per dire che c'è speranza, io non ho paura, non ho mai avuto paura, l'essere umano va oltre queste violenze e queste brutture, perché noi siamo figli di Dio, siamo figli di un Dio che ha già vinto in realtà, ha già vinto, la nostra speranza nasce solo per la nostra fede, quindi noi dobbiamo stare qua dove la gente ha più bisogno. Non possiamo cambiare una situazione così grave ma possiamo portare un segno di cambiamento e di bene dove operiamo".

"Il missionario – prosegue – è messo davanti alla sua vocazione ogni giorno. Nulla è facile, non solo a causa della violenza ma anche della durezza della vita legata alle situazioni estreme che viviamo. Le persone chiedono di essere riconosciute come persone, perché si rischia di banalizzare la vita. C’è difficoltà a credere che questa solidarietà e bene sia possibile. Noi siamo qui per dire che l’essere umano ha valore, che il bene c’è e vince".

L’accesso ai servizi fondamentali è sempre più difficile: "C'è tanta povertà, c'è anche fame posso dire, ci sono limitazioni enormi nel procurarsi ciò che è per noi normale, è difficile avere un servizio medico, è difficile che una famiglia normale si possa permettere di andare dal medico e acquistare i farmaci".

"Una vita disumana"

L’appello finale è dedicato al non dimenticare Haiti e arriva dritto al cuore: "La gente qui ha bisogno di essere riconosciuta come essere umano, ha bisogno di solidarietà dei fratelli e delle sorelle della chiesa italiana, ha bisogno che si conosca, che si faccia conoscere come è difficile, come è terribile, come è disumana la vita nelle nostre situazioni".

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