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Attualità

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di a.pop.

Il futuro dell'ex Ilva al centro dell'attenzione a Taranto come a Genova. Da una parte il progetto di decarbonizzazione dell'impianto pugliese metto sul tavolo dal Governo, dall'altro l'ipotesi di realizzare un forno elettrico anche nello stabilimento di Cornigliano che segnerebbe il ritorno della produzione a caldo, dall'altra ancora l'opzione divorzio scritto nero su bianco nella bozza sull'intesa per la decarbonizzazione degli impianti dell'ex Ilva di Taranto presentata dal Governo (ma negata dal ministro delle Imprese Adolfo Urso). Proprio il ministro Urso sarà a Genova il 2 settembre per affrontare le diverse questioni

Sul tema dell'ipotetico forno entra anche Legambiente: "Sono alcune settimane che si rincorrono notizie, proclami e smentite sul futuro di un’importante parte del settore dell’acciaio in Italia, e cioè Acciaierie d’Italia con i siti di Taranto, Genova ed altri - A Genova, in piena estate, il Governo ha lanciato l’ipotesi di costruire ex novo un forno elettrico per la produzione di due milioni di tonnellate annue di acciaio. Genova è uscita dalla produzione a caldo più di vent’anni anni fa pagando un duro prezzo in termini ambientali e sanitari, in particolare a Cornigliano. In questi anni Cornigliano è riuscita a rialzarsi in termini di qualità della vita e del territorio, pur in assenza di un adeguato supporto politico e istituzionale, e merita ascolto e proposte concrete, coerenti e serie" ricorda Legambiente.

Legambiente ricorda l'opzione spezzatino tra il sito principale di Taranto e quelli del Nord Italia (Genova, Novi Ligure e Racconigi). Ma per l'associazione che opera a tutela dell'ambiente manca "una strategia nazionale sull’acciaio e l’assenza di relativi piani industriali su cui confrontarsi in merito alla sostenibilità ambientale, occupazionale, industriale".

E allora in vista dell'incontro con il ministro Urso previsto a Genova martedì 2 settembre Legambiente manda una stilettata al Governo che, a suo dire, "costringe a discutere di una proposta vuota". E allora ecco che parte la richiesta di "un documento strategico nazionale sulla produzione dell’acciaio" a cui si aggiunge quella di presentare "un piano industriale per avviare un confronto trasparente e partecipato da tutte le forze sociali oltre che istituzionali". Legambiente, attraverso il presidente Stefano Bigliazzi garantiscono che valuteranno i progetti nel merito "e non sulla base delle indiscrezioni, con il rigore dato dal suo ambientalismo scientifico".

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