'Perestroika', in scena al Teatro della Corte fino a domenica prossima, è il secondo capitolo di 'Angels in America', bestseller del teatro statunitense che agli inizi degli anni Novanta ha fatto incetta di premi sia nella versione teatrale che in quella televisiva con un cast stellare guidato da Al Pacino. E per il testo di Tony Kushner il successo di pubblico e di critica si è puntualmente replicato in Italia con la messa in scena in due parti (la prima, 'Si avvicina il millennio', è stata presentata nella scorsa stagione), che ora i registi Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani portano a compimento, anche se le due parti sono fruibili pure in modo autonomo, in uno spettacolo interpretato dagli stessi attori.
Nella scena conclusiva di 'Si avvicina il millennio', un angelo piombava in scena sfondando il soffitto della casa del giovane Prior Walter, malato di Aids e ormai completamente solo. Le "visite celesti" s’infittiscono in 'Perestroika', rivelando quanto questi angeli contemporanei siano creature amareggiate e disorientate, per nulla salvifiche. Con l’incalzare delle morti per Aids, gli eventi precipitano e le notti dei personaggi si popolano di incubi e fantasmi, in un continuo gioco di specchi tra realtà, immaginazione e rappresentazione. Oltre che nel sovrapporsi e sdoppiarsi di scene e personaggi.
Cronaca
In scena alla Corte 'Angels in America 2 - Perestroika'
1 minuto e 5 secondi di lettura
Ultime notizie
- Ponte Morandi, Possetti a Salis: "Salvi il Memoriale dalla dimenticanza"
- Dal monitoraggio dei cetacei al trasporto degli insetti, gli studi di Unige a bordo del Vespucci
- Incendio negli ex cantieri Costaguta di Voltri, al lavoro i vigili del fuoco
-
Finestra sul mondo - Il genovese a Parigi: "Città stimolante e affascinante, qui si lavora molto"
- Sampdoria, Borini scalpita verso il play out. Niang sempre out
- Porto, il comitato di gestione è necessario? Le diverse interpretazioni
IL COMMENTO
Salis, la nuova giunta promette discontinuità in un clima già "caldo"
Bravo vescovo Savino! Il referendum come “custode della democrazia”