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Il presidente del porto di Genova Giovanni Novi è agli arresti domiciliari per l'inchiesta sui terminal. Fu proprio lui a denunciare per primo presunte irregolarità nella gestione del porto ma i giudici ritengono che abbia agevolato la Tirrenia concedendo alla compagnia una buona fetta del commercio marittimo dello scalo. Il sospetto degli inquirenti è che il presidente del porto abbia ottenuto in cambio favori. "Per il Multipurpose ho chiarito tutto con il pm già a settembre", dichiarò nei giorni scorsi Giovanni Novi. "Il rilascio delle concessioni è avvenuto secondo la legge, con voto unanime del comitato portuale". In queste ore, militari della Guardia di Finanza stanno perquisendo gli uffici di Palazzo San Giorgio, storica sede dell'Autorità Portuale. Proprio domani, la nomina alla guida dell'ente concessa a Novi nel 2003, sarebbe decaduta a favore del candidato Luigi Merlo. Sulla vicenda indaga un pool di magistrati: il procuratore aggiunto Mario Morisani ed i pm Walter Cotugno ed Enrico Zucca. L'inchiesta della magistratura prese avvio diversi mesi fa sulle procedure di assegnazione del terminal Multipurpose, uno dei più ambiti dello scalo marittimo genovese, il maggiore d'Italia. Il presidente del porto è indagato per aver fatto pressioni su alcuni terminalisti per farli ritirare dalla gara di assegnazione del terminal dopo la rinuncia di Msc. In concorso con Novi sono indagati anche l'ex segretario generale dell'Autorità Portuale, Sandro Carena, il consulente legale prof. Sergio Carbone, e l'armatore Aldo Grimaldi. La procura vuole fare luce anche sui fondi (1,72 milioni di euro) dati dall'Autorità Portuale alla Compagnia unica (Culmv), il cui leader è Paride Batini, storico esponente dei camalli genovesi, come rimborso degli extracosti sostenuti nel 2005 per la gestione temporanea del Multipurpose. Per un parere sulla delibera del comitato portuale che stanziò i soldi, è indagato anche l'avvocato dello stato Giuseppe Novaresi.