
Tralascio di commentare questa insulsaggine perché capisco che non è facile capire ciò che provano le persone sofferenti che si trovano a dover decidere come e quando terminare una vita di sofferenze. Questa legge era attesa da molti: dalle persone sane che vogliono decidere per tempo del loro futuro e da quelli che, come me, sono affetti da gravi malattie o, come me, tenuti in vita da macchinari particolari.
Ciò non vuol dire che da oggi “moriremo di fame e di sete”.
Le DAT non sono obbligatorie e chi non è interessato a dare queste disposizioni può benissimo abbandonarsi al suo destino. Il testamento biologico è revocabile e modificabile in qualunque momento e per qualsiasi motivo.
Tramite le DAT (Disposizioni anticipate di trattamento) si può scegliere di sospendere le cure, i trattamenti e anche nutrizione e idratazione forzate. Alle disposizioni contenute nel biotestamento il medico è fortemente vincolato ma, giustamente non è più imputabile di reato. Fatta salva la possibilità dell’obiezione di coscienza, il medico può disattendere i desideri espressi nelle Dat solo se, nel lasso di tempo tra la stesura e il momento di metterlo in atto, esistono nuovi trattamenti che possano dare valide speranze di miglioramento e di vita. Nell’atto di redigere le proprie volontà di cura, la persona sceglie un fiduciario, maggiorenne e capace di intendere e di volere, che lo rappresenterà quando non sarà più capace di comunicare. Ovviamente, se il malato esprime la volontà di sospendere ogni cura, il medico deve informare lui, i familiari e il fiduciario delle possibili conseguenze di questa decisione. Anche i minori possono usare le Dat con il consenso espresso dai genitori esercenti la responsabilità genitoriale o dal tutore o dall’amministratore di sostegno, tenuto conto della volontà della persona minore.
La legge risulta sufficientemente equilibrata e di attuazione non troppo complessa ma, naturalmente, non mancheranno i contradditori che abbiamo già visto in passato.
Le decisioni da esprimere nelle Dat non sono facili né per il malato né per i suoi familiari e obbligano tutti a una profonda meditazione senso della vita e dei suoi valori.
Io sono convinta che, avere a disposizione un tale strumento possa indurre ogni persona, malata o sana che sia, a valutare meglio le proprie condizioni per decidere in piena libertà per il proprio futuro. Le Dat saranno uno strumento che obbligherà a considerare la caducità e l’imprevedibilità della vita.
*Marina Garaventa http//principesssulpisello.com
Affetta dalla Sindrome di Ehlers-Danlos vive a Savignone, entroterra di Genova, attaccata a un respiratore 24 ore su 24. Non parla e non si muove ma comunica tramite un computer.
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