curiosità

Il commento
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Forse perchè un po' stanco delle infinite beghe del Pd genovese e ligure e delle inesorabili lentezze decisionali che riguardano la città, mi sono incuriosito davanti a una notizia che potrebbe sembrare futile e senz'altro marginale rispetto ai “grandi e progressivi destini della nostra amata Genova”.

La notizia è quella dell'abbattimento di un cinghiale, o meglio di una cinghialessa, inopinatamente spintasi con i suoi quattro, anzi cinque cuccioli, dalle impervie alture di Genova fino a sotto la Lanterna, nella ruvida collina di san Benigno.

Lo sventurato animale selvatico si era ferito durante il suo incredibile viaggio fino sotto il simbolo della Superba e non vi era altra soluzione che porne fine alle sofferenze, abbattendola con una fucilata, imbracciando l'arma, incuranti dei poveri cuccioli abbandonati a se stessi.

Ma c'è un ma. Perchè l'impeccabile Regolamento Comunale per la gestione degli animali in città, un tomo di una cinquantina di pagine che vi invito a consultare per la civiltà e l'umanità che riserva a ogni situazione, collegata appunto agli animali, vieta perentoriamente che si uccida nella cinta cittadina.

Come fare, allora, davanti alla cinghialessa feritasi da sola a morte, agonizzante in san Benigno, dopo la rovinosa caduta chissà da dove, magari passando da una strada all'altra, scavalcando un sottopasso, uscendo dalla rete di un giardino? Sappiamo tutti che il problema dei cinghiali sta diventando molto grave, che l'invasione è massiccia, che oramai questi ungulati penetrano nel cuore della città impunemente, altro che distruggere orti e campi sulle colline, passeggiano fino in centro, si stabiliscono perfino nei giardini dell'Università, nel grande complesso dell'Albergo dei Poveri, calano dal Righi a Oregina......L'altro giorno la Polizia Municipale ne ha segnalati “sette cortei” che passeggiavano per le strade cittadine.

La Protezione civile è allarmata e siccome c'è quell'ordine perentorio del Regolamento di non uccidere, di non abbattere_ per usare i verbi esatti_ dentro a Genova, l'unica strategia è catturarli e riportarli nel loro habitat, che poi sarebbe come rimetterli in pista per tornare indietro. Ma le gabbie oramai sono esaurite. La città è circondata dalle colonie dei cinghiali, sempre più propensi a scendere in cerca di cibo verso le case, le strade, le piazze e ora, financo al nostro simbolo per eccellenza, la nobile Lanterna. Ne hanno catturati tanti che non sanno più dove metterli e chissà, forse in questo deserto di iniziative imprenditoriali, potrebbe nascerne una per costruire i contenitori adatti allo scopo di “trattare” l'unica specie di abitanti in crescita esponenziale. I giovani se ne vanno dalla città a cercare lavoro altrove, chi non è più giovane ed è nella stessa situazione occupazionale fa lo stesso, siamo in chiaro dimagrimento demografico. Ma i cinghiali si moltiplicano e certe favole raccontano che oramai pullulano a migliaia intorno alla città e dintorni, da Sori a Recco, fino a Portofino, appunto dall'Alta Valpolcevera a quella del Bisagno, da Oregina al Righi e quindi......non diventerà questo mica un business?

Ma torniamo alla nostra cinghialessa distesa e sanguinate sotto la Lanterna in un 'agonia straziante, con i suoi piccoli intorno e l'impossibilità _ a norma di regolamento civico- di porre fine allo strazio con la fucilata di uno di quei guardacaccia che le favole ci tramandano fin da piccoli: il fucile pronto e fumante, il cuore di pietra.

Che fare? Ecco la scappatoia nei regolamenti della Protezione Civile che affidano al sindaco, attraverso una deroga apposita, la possibilità di ordinare, per cause di forza maggiore, l'abbattimento anche dentro l città.

Ci sembra di vederlo il messo trafelato che si presenta nell'ufficio del sindaco Marco Doria, lassù in cima ai palazzi comunali, dove si vede sventolare il Gonfalone con la Croce di san Giorgio, con in mano l'ordinanza preposta alla fatidica fucilata. E immaginiamo il volto grave del primo cittadino, assediato da ben altre emergenze che magari lì bastasse una eccezione così perentoria per risolvere e che per la verità non è aduso a sorridere mai molto, ma che ha spesso quell'espressione grave sul volto di chi è necessariamente obbligato ad affrontare tante casi estremi, mentre annuisce e “sentenzia” la fucilata sotto la Lanterna.

Ci vuole un attimo e la sentenza viene eseguita con l'eco dello sparo assassino che rimbalza sui muri della Lanterna, e i cinque cinghialotti rimasti così orfani, raccolti dai solerti messi delle guardie comunali e ritrasportati sulle colline verso il loro amaro destino di orfani. Le cronache dicono che uno dei cinque sia sfuggito alla cattura e probabilmente starà vagando in quell'ambiente così nemico ed estraneo tra la collina di san Benigno, la Sopraelevata, i grandi edifici tra ponti, cortili cintati, cemento, asfalto e senza un ciuffo d'erba. Che tristezza...

Certo: la storia è minima è un po' paradossale e non vogliamo certo attribuire al signor sindaco un ruolo tipo quello “mitico” del “Cacciatore”, famoso film anni Settanta, con un eccezionale Robert De Niro nella veste di protagonista, con quella fascia rossa intorno alla testa e il fucile che non sbagliava un colpo.

Volevamo distrarci un po' e magari farvi distrarre con un dettaglio di una cronaca cittadina così pesante e densa di tensioni nella quale possono arrivare vicende tanto lontane dalla quotidiana routine
di scioperi, cortei, vertenze, emergenze dove il sindaco è immobilizzato da ben altro che da un rigido regolamento comunale. Con una avvertenza. La storia è piccola, ma i cinghiali sono tanti e ci circondano veramente.