
"Ti taglio la testa", "prima o poi ti beccherò". Sono solo alcune delle minacce che Tiziana Vinci aveva ricevuto dall'ex marito e prontamente raccontato ai carabinieri nei mesi precedenti al 14 agosto, giorno in cui è morta, uccisa con tre coltellate al fianco mentre lavorava come colf in una lussuosa villa dello spezzino. A impugnare il coltello proprio l'uomo che aveva spostato nel 1988 e che aveva più volte denunciato per stalking e violenze, Umberto Efeso, 57 anni.
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"Spenderò soldi per spiarti anche di notte"
L'autotrasportatore da inizio luglio portava alla caviglia il braccialetto elettronico. "Spenderò soldi per spiarti anche di notte", le diceva. I due si erano lasciati ad aprile e a giugno era scattata la misura cautelare oltre all'ammonimento del Questore, ma la situazione sembrava peggiorare giorno dopo giorno: Tiziana aveva paura, tanto che si era trasferita da uno dei sei figli. Chi si avvicinava a Tiziana, però, finiva nel mirino di Efeso: nel giro di poco anche il figlio aveva iniziato a ricevere messaggi minacciosi dallo stesso padre.
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Il braccialetto elettronico buttato durante la breve fuga
Oggi, 16 agosto, è prevista la convalida del fermo per l'autotrasportatore che è accusato di omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione e dal vincolo coniugale. Intanto il 57enne è rinchiuso in carcere alla Spezia e continua a raccontare di aver raggiunto la donna nella villa di via Genova "solo per parlare". Poi però, sempre secondo il suo racconto, "non saprebbe che cosa sarebbe successo". Il braccialetto non ha funzionato e l'uomo se ne è subito liberato dopo aver compiuto il delitto ed esser scappato dalla villa. Il dispositivo, che aveva già mostrato segni di malfunzionamento, è stato gettato via da Efeso durante la breve fuga in auto che poi si è conclusa alla caserma dei carabinieri di Ceparana dove si è costituito.
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IL COMMENTO
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