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Luca Costi (Confartigianato): "Molte realtà faticano a trovare manodopera anche non qualificata. L'IA può essere un volano di crescita per il futuro"
3 minuti e 14 secondi di lettura
di Andrea Popolano

In dieci in Liguria sono scomparsi oltre 11mila artigiani, solo nell'ultimo anno oltre 2mila. È questa la fotografia scattata dalla Cgia di Mestre che mette in evidenza come tra il 2014 e il 2024 in Liguria si sia perso più del 20% di imprenditori artigiani. Se nel 2014 erano 56.726 oggi sono 45.167.

Se si analizza la situazione nelle singole province emerge che quella che soffre di più nel corso dell'ultimo anno è Genova che si colloca 40esima nella classifica annuale di chi ha perso di più. Nell'area metropolitana infatti si è passati da 23.331 imprese artigiane a 22.170 con la scomparsa di 1.161 realtà (-5%). A seguire al 54esimo posto c'è la provincia di Savona passata in un anno da 9.927 imprese artigiane a 9.469 con la scomparsa di 458 realtà (-4,6%). Alla Spezia si è registrato un calo di oltre 260 imprese artigiane (-4,4%) che la colloca 63sima nella classifica annuale di chi ha perso di più (da 6.012 a 5.748 imprese artigiane); a seguire c'è la provincia di Imperia (83esima) passata da 8.098 a 7.780 imprese artigiane la scomparsa di 318 realtà (-3,9%). A livello nazionale negli ultimi dieci anni il numero degli artigiani presenti nel Paese ha subito un crollo verticale di quasi 400mila unità. Se nel 2014 erano 1,77 milioni, ora la platea è scesa a 1,37 milioni (-22 per cento).

Quali sono i settori che soffrono di più in Liguria?

Una ricerca di Confartigianato Liguria ha fatto emergere che negli ultimi cinque anni è stato il settore manifatturiero a faticare di più insieme ai mestieri tradizionali: lavanderie (-20%), calzolai (-15%), arredo (-14%), panificatori (-11%). A questo però fa da contraltare la crescita di alcuni settori come ad esempio i mestieri legati alla cura della persona: estetisti (+21%), cura del verde (+18,5%), mestieri legati alle tecnologie per le comunicazioni (+18%) e poi c'è tutto l'artigianato legato alla logistica che fa segnare un +56,3%.  

La difficoltà nel trovare manodopera

"Ci sono due elementi cardine - spiega il segretario di Confartigianato Liguria Luca Costi -. Prima di tutto c'è da analizzare come i mestieri stanno cambiando, nei prossimi dieci anni avremo lavori che oggi ancora non esistono. E poi c'è la questione che le aziende artigiane non trovano giovani. Il 50% delle realtà fa fatica a trovare manodopera. Il 30% non trova nemmeno manodopera non formata. Cosa fare? Intanto puntare sull'orientamento. Con Regione Liguria stiamo spingendo molto sotto questo aspetto, è un tema che riguarda anche i genitori ovviamente. Bisogna far capire che fare l'artigiano non è un mestieri di Serie B ma di Serie A. Bisogna dire che negli ultimi anni c'è stata anche una crescita degli iscritti negli istituti tecnici" spiega Costi.

Gli sviluppi dell'Intelligenza artificiale

Come la storia insegna quello dell'artigiano è un mestiere in continua evoluzione e soggetta ai cambiamenti legati alle innovazioni e ai cambiamenti in seno alla società. "La comunicazione e il mondo dell'informatica sono settori in crescita - analizza ancora il segretario di Confartigianato Liguria Costi -. Ci sono tanti temi a loro legati che si stanno sviluppando, basti pensare a tutta la parte legata alla privacy o all'e-commerce. Ci sono anche tanti mestieri tradizionali che si stanno avvicinando sempre più all'uso dell'intelligenza artificiale. Proprio l'intelligenza artificiale e le sua applicazione è una tematica centrale per lo sviluppo di nuovi mestieri. Come Confartigianato in autunno faremo partire anche dei corsi sull'utilizzo dell'IA per settore per dare supporto e sviluppo alle imprese artigiane a seconda del loro settore" conclude Costi.

Le prospettive dell'Intelligenza artificiale

Uno studio di Confartigianato ha evidenziato alcuni dati: l’espansione dell’intelligenza artificiale insidia il 25,4% dei lavoratori in ingresso nelle imprese, pari 1,3 milioni di persone; per le piccole imprese fino 49 addetti la quota è del 22,2%, pari a 729 mila persone. Il 36,2% del totale degli occupati subirà l’impatto delle profonde trasformazioni tecnologiche e dei processi di automazione, anche se la percentuale italiana è inferiore di 3,2 punti rispetto al 39,5% della media europea relativa ai lavoratori esposti all’IA.

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