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Sport

Il 6 novembre del 2002, a soli 42 anni, la malattia portava via un uomo e un calciatore che fin dal primo giorno occupano un posto d’onore nel mondo rossoblù
1 minuto e 28 secondi di lettura
di Carlo Danani

Per rinverdirne il ricordo non serve arrivare al giorno del suo compleanno o della sua morte. Perché l’esempio e l’immagine di Gianluca Signorini accompagnano tutti i giorni dell’anno il Genoa e i genoani. Così oggi, a 23 anni esatti dalla sua scomparsa, arriva l’ennesima conferma che l’icona dell’eterno capitano rossoblù ha davvero fermato l’orologio del tempo, andando a occupare di diritto e ad honorem nella storia del Grifone un posto privilegiato nella galleria degli immortali.

Dal carisma alla personalità, dalla leadership al coraggio

Alla gente, del Signorini calciatore piaceva praticamente tutto. Dal carisma alla personalità, dalla leadership al coraggio. Col tempo, dal 1988, anno poi divenuto magico del suo approdo a Genova, il popolo rossoblù cominciò ad apprezzare anche l’uomo. Una figura talmente luminosa e ispirata che col tempo la fascia di capitano divenne una presenza del tutto naturale, un tutt’uno col braccio da comandante di uno spogliatoio sempre, comunque e ovunque orgoglioso del suo leader.

Signorini bandiera illuminata, perennemente attuale anche in un’epoca dove le bandiere sono in via di estinzione. Signorini raccontato con immensa nostalgia dai vecchi genoani alle nuove generazioni rossoblù, senz’altro un po’ disorientate dal calcio di oggi, istantaneo all’ennesima potenza e talmente frenetico da ridurre al minimo la fioritura di nuovi simboli.

Ed è per questo che negli occhi dei vecchi genoani leggi distintamente i segnali di un perenne conflitto. Da una parte, l’orgoglio di essersi goduti il Signorini uomo e calciatore. Ma da un’altra il dispiacere che quel privilegio ai loro figli e nipoti è stato negato da un tempo troppo breve.

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