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Sanità

Sopravvissuta da piccola a un neuroblastoma ora ricercatrice multidisciplinare al Bambin Gesù
3 minuti e 59 secondi di lettura
di Tiziana Oberti

Da piccola è sopravvissuta a un neuroblastoma oggi trasforma i dati in speranza usando l’intelligenza artificiale al servizio dei piccoli pazienti oncologici. E' la storia di Diana Ferro, ricercatrice e data scientist rientrata dagli Stati Uniti all'ospedale Bambin Gesù di Roma, dove si occupa in particolare di medicina predittiva e preventiva, per rivoluzionare la lotta ai tumori pediatrici in Italia, sfruttando il potere dell'IA. La sua storia, dalla malattia alla ricerca, è stata tra quelle raccontate nell'ultima puntata di 'People - Cambia il tuo punto di vista' dedicata alle storie di chi ha sconfitto il cancro da bambino.

Diana Ferro si occupa di applicare l’intelligenza artificiale alla neuro-oncologia pediatrica, un campo innovativo che mira a migliorare la comprensione e il trattamento dei tumori cerebrali nei bambini. Grazie al suo lavoro, si cercano soluzioni più efficaci e personalizzate per i piccoli pazienti oncologici, con l’obiettivo di aumentare la sopravvivenza e la qualità della vita dopo la malattia. Il suo ruolo è quello di sviluppare e utilizzare modelli di IA, come il deep learning, per migliorare la diagnosi, la prevenzione e la cura delle malattie.

Vista la sua esperienza personale di ex paziente associata a quella internazionale Ferro riesce a intrecciare tecnologia e cura per dare speranza a chi ne ha più bisogno grazie a una prospettiva unica e una motivazione profonda: contribuire allo sviluppo di nuove tecnologie e approcci terapeutici i bambini malati di cancro e le loro famiglie. Un futuro in cui l’intelligenza artificiale non sostituisce, ma accompagna e potenzia la medicina, restituendo dignità e fiducia a ogni storia di vita.

Gemelli digitali con l'intelligenza artificiale per salvare i bambini dal cancro

"I progetti di cui mi occupo principalmente partono dai dati - spiega con entusiasmo e passione - creiamo gemelli digitali dei pazienti, copie virtuali che ci permettono di simulare diagnosi, prognosi e trattamenti, dal momento in cui il bambino arriva in ospedale fino al suo percorso di sopravvivenza.

Questi gemelli digitali sono molto più di semplici modelli matematici: sono storie di vita, ombre di vite umane che lei ha trovato nei database del Bambino Gesù, dove sono raccolti dati di oltre 4.000 piccoli pazienti. "In alcuni casi era l’unica cosa che ci era rimasta, perché magari non ce l’hanno fatta - racconta con commozione - ho capito quanto potevamo fare, prendere queste storie dai dati e utilizzarli per fare del bene a livello globale".

Intelligenza artificiale in medicina: non averne paura

Per Ferro "l'IA in medicina non è destinata a sostituire il medico, ma a potenziarne l'intelligenza, fornendo strumenti che integrano dati clinici, genetici e ambientali per una visione più completa e personalizzata della malattia. L’intelligenza artificiale - sottolinea - non è solo uno strumento per scegliere la molecola giusta per un tumore o per migliorare la gestione ospedaliera, ha un effetto a 360°, dal piccolo dettaglio clinico al benessere complessivo del medico e del paziente: possiamo capire quali pazienti portare in sala operatoria prima, come gestire i flussi delle infermiere, e garantire una giornata lavorativa più umana e sostenibile per il personale sanitario".

Guardando al futuro è ottimista ma realista. "Dipende da quanto siamo bravi a non farci venire paura. C’è tanta apprensione per le intelligenze artificiali agentiche, che sembrano quasi esseri umani simulati. Ma non dobbiamo temere: l’importante è mettere la matematica al servizio del bene comune - e aggiunge un monito fondamentale - se usiamo l’IA per ridurre il personale medico solo per risparmiare, forse non abbiamo capito cosa serve davvero".

La formazione è la chiave: "Medici, dirigenti, informatici e pazienti devono imparare a conoscere e usare l’IA in modo etico e consapevole. Anche i pazienti possono trarre beneficio, per esempio per comprendere meglio il consenso informato o trovare calma e risposte in momenti difficili".

Ferro è coautrice con Alberto E.Tozzi di "Guida facile all'intelligenza artificiale in medicina" che promuove l'idea dell'IA come alleato del professionista sanitario, sottolineando l'importanza della collaborazione tra medici e sviluppatori di IA per garantire cure di qualità e un uso etico della tecnologia. Inoltre, è coinvolta nello sviluppo di dispositivi indossabili intelligenti che raccolgono dati vitali in tempo reale, rappresentando un ulteriore esempio di come l'IA possa trasformare la medicina.

'Un cervello rientrato'

Ferro ha lavorato negli Stati Uniti in laboratori all’avanguardia, con team numerosi e fondi importanti, ma ha scelto di tornare in Italia per guidare il progetto EDEN, l’European Data Space, che punta a creare una grammatica comune per i dati sanitari europei. "Non si tratta di muovere i dati, ma di scambiare i modelli - conclude - così il data privacy officer è contento e possiamo collaborare senza barriere".

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