Pillola, cerotto, anello vaginale e spirale: la contraccezione, con le diverse possibilità che offre è il primo tema che affrontiamo a Tabù, sesso e dintorni che ha visto ospiti Paolo Sala, ginecologo e presidente della Lilt, la Lega italiana lotta ai tumori della Liguria, e Sara Padovano, psicoteraputa e sessuologa, con cui abbiamo affrontato, tra gli altri, il delicato tema della comunicazione dei temi legati al sesso ai figli.
Sala: “Ecco le differenze tra anello vaginale, spirale, pillola e cerotti”
“La pillola, che abbiamo visto può causare anche un lieve calo del desiderio, non è l’unico contraccettivo. L’anello vaginale viene considerato a volte una sorta di preservativo femminile ma non è così perché è un contraccettivo ormonale tanto quanto la pillola o un cerotto. I cerotti hanno avuto uno spazio importante negli ultimi trent’anni ma sono andati un po’ esaurendosi. Si mettono sul dorso, una volta alla settimana, e dentro la confezione ce ne sono tre, la quarta settimana viene il ciclo e quindi non si mette. Il problema è il timore che si tolga. Certo era preferito per quei casi in cui ci sono problemi per il passaggio della pillola tramite il sistema intestinale che la conduce direttamente al fegato, dove i farmaci vengono metabolizzati. Il che la rende quindi incompatibile nel caso di certe patologie che richiedono farmaci che agiscono anche loro sul fegato, rischiando il modificare la risposta alla pillola, meno efficace. Il cerotto passa i suoi principi attraverso la cute e l’anello dalla vagina.
L’anello vaginale, deformabile, si inserisce ad opera della paziente a mano o con un applicatore. Si mette tre settimane sì e una no. Basta inserire un dito. Non si può sbagliare, basta non sentirlo e significa che è stato inserito correttamente. Noi sconsigliamo di toglierlo durante il rapporto sessuale, sia perché bisogna appoggiarlo da qualche parte, con evidenti problemi di igiene, sia perché si rischia di dimenticare di rimetterlo una volta finito il rapporto.
La spirale viene invece inserita dal ginecologo e fa una contraccezione da intercezione, nel senso che il materiale, rame, di cui è fatta innesca una reazione infiammatoria uterina. La spirale era un metodo appannaggio della donna più adulta, che ha avuto gravidanze, perché una sorta di danno a livello della cavità uterina potrebbe accadere come una complicazione. Oggi ci sono sempre e hanno il loro spazio, le uso ancora, hanno efficacia contraccettiva lievemente ridotta rispetto alla pillola. Ma l’escamotage è quindi quello di usare una spirale medicata al progesterone che arriva all’efficacia completa della pillola.
E’ giusto parlare di sesso ai bambini e ai giovani? Padovano: “Certo, ecco come”
“Una vita sessuale consapevole è sinonimo di salute, perché è una parte importante della nostra vita. Parte tutto da noi, dalla mentalità, atteggiamento ed educazione. I responsabili di questa educazione sono i genitori. Spesso il tabù è nella mente di chi lo racconta, non di chi lo ascolta. I bambini non hanno pregiudizi e loro accolgono tutto e lo filtrano attraverso i filtri degli adulti. Quindi consiglio di fare tutto con spontaneità partendo dai nomi che diamo agli organi genitali. Già lì spesso è un problema nominarli: mentre sul “pisellino” siamo tutti allineati, ecco che la “patatina” assume nomi diversi a seconda delle zone. Insegnate a chiamarla vagina con il suo nome, così come chiamiamo naso il naso, bocca la bocca e le orecchie orecchie. Quindi pene e vagina, se vengono chiamati con spontaneità così dai genitori, ecco che i figli li chiameranno così. Una paziente che con sua figlia seguiva questo metodo, ciò chiamare le cose con il loro nome, mi ha raccontato che quando la nonna ha sentito la nipotina di tre anni dire “vagina” è rimasta scioccata. Ma se noi esponiamo serenamente certe cose è un buon punto di partenza. Ad ogni età ci sono le parole e i contenuti giusti. Step by step, passo dopo passo”.
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