La decisione della giunta Salis di introdurre dal 2026 una tassa comunale da 3 euro per ogni passeggero in partenza dal porto di Genova ha acceso uno scontro frontale tra operatori, compagnie e opposizione politica, preoccupati che il nuovo balzello possa indebolire la competitività dello scalo e spingere traghetti e crociere verso porti concorrenti.
Traffico passeggeri
Il porto di Genova movimenta ogni anno quasi 4 milioni di passeggeri, in gran parte grazie alle linee di GNV e Moby e alle crociere, con MSC in testa seguita da Costa e altri operatori. L’introduzione dell’addizionale comunale sui diritti di imbarco rischia, secondo gli operatori, di incidere sui costi al punto da rendere più conveniente lo spostamento dei servizi verso altri scali come Livorno per i traghetti o la Spezia per il traffico crocieristico.
Effetto domino
A preoccupare non è soltanto la possibile riduzione delle toccate - cioè il numero di navi nel porto - ma l’intero effetto a catena sul sistema portuale: Stazioni Marittime teme ricadute anche sui terminal e sul personale, mentre la Culmv potrebbe vedere diminuire in modo significativo il lavoro legato ai passeggeri. La sola ipotesi di un trasferimento di servizi, osservano vari interlocutori del settore, è bastata a generare allarme in banchina.
Reazioni portuali
Assagenti, Assiterminal, Stazioni Marittime e CLIA definiscono la misura “pericolosa” e potenzialmente “distorcente per il mercato”, sottolineando che i porti del Mediterraneo competono in un regime in cui pochi euro possono spostare equilibri delicati. Il presidente di Assagenti, Gianluca Croce, ricorda che “comanda chi ha il traffico”: se le compagnie decidessero di modificare gli approdi, sarebbero le banchine a pagare il prezzo più alto. CLIA avverte che le crociere già sostengono diritti e accise elevati e che un ulteriore costo graverebbe sulla competitività complessiva della destinazione.
Reazioni politiche
Sul fronte politico la critica più netta arriva dal senatore di Fratelli d’Italia Gianni Berrino, che parla di “ennesimo balzello” e denuncia la mancanza di confronto con le categorie interessate. Secondo Berrino la tassa penalizzerebbe turisti, compagnie e attrattività dello scalo genovese. La maggioranza comunale rivendica la scelta come parte del bilancio 2026 annunciando un dialogo con Autorità Portuale e operatori sui metodi di riscossione, ma il clima in consiglio resta teso.
Contesto nazionale
Misure analoghe hanno avuto esiti contrastanti in altre città: Venezia ha ricevuto uno stop dal Consiglio di Stato e riproverà nel 2026, Napoli ha introdotto una tassa da 2 euro sui passeggeri aerei, mentre Palermo ha scelto di non applicare alcun balzello. Con 3 euro a passeggero, Genova sarebbe la città con l’imposta più alta in Italia.