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Politica

Tensioni in città metropolitana tra tariffe Amt e deleghe ai consiglieri
1 minuto e 31 secondi di lettura
di Matteo Cantile

Il Consiglio Metropolitano di Genova – dopo l’ultima frettolosa sconvocazione - si riunirà il prossimo mercoledì in un clima sospeso. Il punto centrale all’ordine del giorno riguarda la revisione delle tariffe di Amt, ma la questione, più che amministrativa, appare ormai simbolica: le tariffe sono già state riviste, approvate e comunicate alla città. L’aula sarà dunque chiamata a votare un atto di indirizzo che, sul piano pratico, non cambia nulla, ma che servirà a misurare la tenuta di una maggioranza fragile e inedita. A meno che l'instabilità del consiglio non arrivi a bocciarlo, condizione che aprirebbe a una crisi politico amministrativa di difficile gestione.

Equilibrio politico

Da un lato nove consiglieri di centrosinistra, dall’altro altrettanti di centrodestra. È un equilibrio perfetto, o meglio, precario: ogni assenza può rovesciare un voto, ogni defezione può mutare il corso della seduta. Non è un caso che l’ultima convocazione sia stata annullata, ufficialmente per “sopraggiunta indisponibilità” di qualcuno, ma — dicono i retroscena — per la certezza di assenze di peso, tra cui quella del sindaco di Santa Margherita Ligure, Guglielmo Caversazio, nome non secondario nella geografia politica del Tigullio.

Le deleghe e il Tigullio

Il consiglio di mercoledì sarà dunque una prova di presenza prima ancora che di contenuto. La sindaca metropolitana Silvia Salis presenterà le deleghe conferite ai nuovi consiglieri, un passaggio tutt’altro che formale. Gli sherpa hanno lavorato a lungo per bilanciare territori, sensibilità e ambizioni personali, ma nel Tigullio la partita è stata più che altrove incandescente: tra equilibri locali e rivalità antiche, il tentativo di accontentare tutti rischia di scontentare molti. Anche perché un posto nel consiglio di città metropolitana senza deleghe è più un onere che un onore.

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