"Dopo il mio trasferimento a Rebibbia, lontano dalla mia famiglia e dai miei interessi, non riesco a comunicare con i miei legali se non per mail e solo con dieci minuti cumulativi telefonici a settimana per tutti i procedimenti".
È la denuncia di Giovanni Castellucci in un testo scritto, affidato ai suoi legali, per lamentare una presunta violazione del suo diritto alla difesa.
Primo collegamento da quando è detenuto
Per la prima volta da quando è detenuto per la strage sull'autostrada di Avellino l'ex amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, principale imputato della tragedia del crollo del Morandi, stamane si è collegato online dal carcere di Rebibbia (dove è recluso da aprile) al processo in svolgimento nel tribunale di Genova per raccontare le sue condizioni di detenuto e soprattutto di imputato in stato di detenzione.
A riportare in aula le parole di Castellucci all'inizio dell'udienza della lunga requisitoria avviata dai pm il 16 giugno, è stato il suo avvocato, Sarah Bignazzi, dello studio Accinni e Associati, che ha letto due lettere: la sua e quella dell'ex amministratore delegato di Aspi che ha anche denunciato le condizioni della sua detenzione nel penitenziario di Roma, sovraffollato, con sei detenuti in celle che dovrebbero ospitarne quattro, lamentandosi poi che il trasferimento dal carcere lombardo di Bollate a quello di Roma limita la sua possibilità di difendersi perché a Rebibbia non permettono l'accesso degli atti del processo che lui vorrebbe studiare insieme ai suoi avvocati per valutare la migliore linea difensiva.
"Farò dichiarazioni spontanee"
"Nonostante varie richieste che i miei legali hanno avanzato - ha scritto l'imputato - c'è l'impossibilità di trasmettermi verbali, atti e memorie sotto forma elettronica. Questo è necessario per la ristrettezza degli spazi, l'enormità della documentazione, la necessità di commentare e pesare, l'inesistenza di fotocopiatrici. Ritenevo opportuno informare il tribunale affinché faccia le opportune valutazioni e azioni che riterrà necessarie al fine di garantire il diritto alla difesa, anche perché vorrei rendere dichiarazioni spontanee".
Dichiarazioni spontanee che, salvo sorprese, non regaleranno grandi sussulti, perchè l'imputato potrà parlare senza l'obbligo di rispondere alle domande dei magistrati e dei legali, come ha già fatto nel marzo scorso quando si dichiarò "responsabile ma non colpevole" del crollo.
L'avvocata Bignazzi, quando in aula la tensione stava crescendo con i pm Cotugno e Airoldi che hanno chiesto di spiegare meglio le parole dell'imputato, ha escluso che il suo assistito volesse in qualche modo imputare la responsabilità del trasferimento ai magistrati di Genova. Così la polemica è stata spenta sul nascere.
La direzione del Rebibbia ha garantito il rispetto dei diritti del detenuto
La denuncia di Castellucci non è però stata inutile: uno dei magistrati del processo di Genova ha contatto in tempo reale la direzione del carcere di Rebibbia, che ha garantito, dopo una specifica autorizzazione che dovrà pervenire da Castellucci e dai suoi legali, a far entrare i supporti informatici con gli atti processuali.
Si è costituto il 12 aprile
Castellucci è recluso dallo scorso 12 aprile perché condannato in via definitiva a sei anni per la strage avvenuta il 28 luglio 2013 sul nodo autostradale di Avellino in cui morirono 40 persone che erano a bordo di un pullman, una tragedia - hanno sentenziato i giudici - avvenuta per vari motivi fra cui la mancata manutenzione, una delle tante contestazioni mosse agli indagati per la tragedia del Morandi. In carcere per la tragedia in Campania sono finiti con Castellucci altri 4 imputati dei 57 alla sbarra a Genova: l'ex numero due di Aspi Berti, l'ex direttore Mollo, Spadavecchia e Renzi.
La lunga requisitoria finirà a settembre
Dopo la concitata fase iniziale l'udienza è ripresa con la requisitoria dei pm Cotugno e Airoldi che hanno illustrato ai giudici Lepri, Baldini e Polidori e ai legali presenti in aula i motivi per cui chiederanno la condanna degli imputati: una fase cruciale molto articolata che si fermerà per la pausa estiva e dovrebbe terminare a settembre. Per la sentenza di uno dei processi più complicati e delicati si ipotizza che possa arrivare prima dell'estate del prossimo anno.