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Politica

Il candidato di Democrazia Sovrana Popolare aveva già tentato la corsa alle scorse Regionali come candidato presidente
6 minuti e 56 secondi di lettura
di Giorgia Fabiocchi

Dopo l'esperienza alle Regionali Francesco Toscano ci riprova, questa volta per le Comunali di Genova, con il suo movimento Democrazia Sovrana Popolare. Toscano, originario di Gioia Tauro, ha deciso di veicolare il suo messaggio anche attraverso i canali genovesi. "Devo dire che la campagna elettorale per le elezioni regionali è stata molto intensa, molto bella, anche molto difficile, perché arrivando qui da lontano, senza un radicamento territoriale, puntando soltanto su un'idea di politica pura, cioè chiedendo soltanto un voto di opinione slegato completamente dagli interessi territoriali, senza portatori di voti, il rischio di ottenere un risultato davvero molto misero era altissimo. Devo dire che invece quasi 5.100 cittadini liguri hanno scelto noi, dandoci l'opportunità di eguagliare forze, come quella rappresentata dal senatore Morra, che in compagnia di Crucioli puntava alla presidenza, oppure l'alleanza delle tre forze comuniste - commenta Francesco Toscano -. Questo mi ha convinto, questo risultato, sull'opportunità di continuare a parlare a quel segmento, a quell'elettorato avanguardista, che evidentemente è in grado di cogliere l'importanza di puntare sul dato politico, anche all'interno di un'elezione amministrativa, proprio perché viviamo tempi straordinari".

Qual è il ruolo che può avere Democrazia Sovrana Popolare?

"Nessuna tornata elettorale è amministrativa in senso stretto, quando si parla della cittadinanza, quando si parla a centinaia di migliaia di cittadini, il momento è sempre politico. E questa è un'occasione secondo noi molto importante per mettere al centro le questioni che reputiamo prioritarie. Senza di noi si correrebbe il rischio di ascoltare una campagna elettorale tutto sommato con un pizzico di presunzione, banale rispetto a operazioni di prosecuzioni, di programmi che sono prevalentemente ad appannaggio di una burocrazia che rimane lì, a prescindere dal cambiamento dei colori dei governi. Noi cerchiamo invece di riportare la gente a un dato più profondo, più importante rispetto a un clima che peggiora di giorno in giorno".

Toscano, come si definirebbe politicamente?

"Quando esistevano le grandi tradizioni politiche, quando esistevano dei partiti che erano ancorati a un momento di elaborazione culturale, era semplice comprendere con chi si aveva a che fare. Nella Prima Repubblica era evidente che chi aderiva alle idee del Partito Comunista si rifaceva a una tradizione di pensiero che da Marx al socialismo scientifico portava a un'idea di liberazione dei lavoratori attraverso un impegno che avrebbe sanato le ingiustizie tipiche di un certo capitalismo. Così lo stesso capitava per chi si definiva democristiano, che magari era attento alla dottrina sociale della Chiesa, alla re Romanovarum. Con la Seconda Repubblica questo sentimento è andato perduto. Io sfido chiunque a capire fondamentalmente quale sia l'approccio culturalmente diverso fra queste accozzaglie che si mettono in piedi nel momento elettorale, di finta destra, di finta sinistra, che alla fine si muovono prevalentemente come dei comitati d'affari. Non c'è quasi mai una vera discontinuità nell'azione politica anche perché la direzione di marcia è decisa a un livello che non è politico".

Quindi possiamo dire che lei non si rivolge a un potenziale elettorato, che magari è incuriosito dalla sua candidatura, e non si definisce né di destra né di sinistra. Lei è insieme a Marco Rizzo però, che aveva una tradizione di sinistra-sinistra.

"Io voglio essere ancora più preciso, non voglio nascondermi. Io di tradizione sono un moroteo, cioè la mia formazione culturale è quella di una Democrazia Cristiana che si rivedeva nelle analisi di Aldo Moro. Marco Rizzo ha una storia più famosa e da tutti conosciuta. Ma il momento di sintesi tra me e Rizzo è completamente slegato dai concetti di destra e di sinistra, anche perché chi ci ascoltasse sul piano della difesa del welfare, sul piano del recupero dei servizi sociali, sul piano della difesa del lavoro contro la finanza, probabilmente ci individuerebbe come una forza di sinistra. Chi ci ascoltasse invece sul tema dell'identità nazionale, della difesa delle nostre tradizioni, del nostro paese rispetto alle mire di un globalismo fallito, potrebbe essere indotto a catalogarci come una forza di destra. Ecco, noi preferiamo, prima che appiccicarci da solo un'etichetta, dire come la pensiamo, poi saranno gli altri a farsi un'idea".

Qual è la vostra posizione sul tema del lavoro?

"Noi dal punto di vista del lavoro abbiamo sempre pensato che sia compito delle istituzioni pubbliche assorbire tutta quella forza lavoro che il mercato non riesce a inserire dentro il circuito economico. Naturalmente veniamo da decenni di macelleria sociale, che sono il risultato delle cosiddette politiche di austerità, che hanno colpito anche e soprattutto i comuni. Spesso, quando i giornalisti chiedono ai responsabili amministrativi di città importanti come mai a Genova le tasse comunali sono altissime o come mai alcuni servizi sono stati tagliati, la risposta è sempre la stessa. Ci sono problemi di trasferimento dal centro verso la periferia e bisogna fare i conti con quello che c'è e la cosa più normale è quella di tagliare la spesa sociale. Io vorrei che i cittadini capissero che questo approccio non è mai necessitato, è sempre una scelta politica. Questa è una città che ha bisogno di dare risposte a giovani che vanno via, che evidentemente non trovano, hanno l'impressione di non trovare nella loro città opportunità che avrebbero magari trovato dieci, venti anni fa. Bisogna chiedersi come mai questa città ha perso centinaia di migliaia di abitanti in pochi anni. Io vorrei puntare anche sulle culture, sull'arte, credo che siano un grande volano per trasformare l'identità di una città, che può e deve diventare centrale nel dibattito nazionale".

Toscano, rispetto alla guerra voi vi siete espressi contro il riarmo, ma qual è la vostra opinione sul ruolo della Russia? C'è un invasore e un paese invaso? La vedete questa differenza?

"Io propongo un gemellaggio tra la città di Genova e quelle di San Pietroburgo e di Gaza come primo atto di un'eventuale nostra amministrazione sotto le bandiere di Democrazia Sovrana Popolare. Potrebbe sembrare una provocazione, invece non lo è, perché noi dobbiamo cominciare a spiegare ai cittadini la complessità di quello che accade. So che è più semplice dividere le questioni con l'accetta, offrire un'impostazione manichea, di là c'è Putin che è cattivo, che improvvisamente si è svegliato una mattina e ha deciso di imbattere un paese confinante, di là ci sono le vittime che abbiamo il dovere di difendere per salvare una democrazia europea minacciata dalle autocrazie. Questo è un ragionamento bambinesco, oltre che falso. I grandi movimenti geopolitici che oggi rendono molto difficile, molto complicata e pericolosa la vita di tutti i cittadini europei sono il risultato di processi lunghi, difficili da individuare e che vanno analizzati con il dato della storia, con il metro della storia, non con quello della cronaca. Noi siamo sicuri oggi di vivere dentro un sistema democratico, siamo sicuri di vivere dentro la migliore civiltà possibile, siamo sicuri di essere il giardino fiorito di cui parlava l'ex alto rappresentante europeo Borrell attorniato dalla giungla? L'impressione è che gli europei si siano ammalati di un certo suprematismo che può portarci dentro atmosfere molto gravi".

La sua vita non si svolge a Genova e in Liguria, il suo quindi è un voto possiamo definirlo di opinione?

"Io devo dire che mi sento molto affezionato, molto attratto anche dalla bellezza di questa regione e di questa città per cui ci vengo sempre con grande piacere. Poi ho un particolare rispetto per Genova e per la sua storia perché Genova è una città medaglia d'oro per la resistenza, una città che si è liberata da sola e siccome l'analisi che il nostro partito elabora parte dal presupposto che noi dobbiamo organizzare in forme diverse, con modalità diverse una nuova forma di resistenza che liberi il paese da una forma di oppressione, di dittatura più dissimulata, io sono convinto che questa sia anche simbolicamente la città più importante da dove ripartire per avviare una rivoluzione culturale e politica che cambi il corso delle cose. Non sono ossessionato dall'idea di dover racimolare necessariamente in tempi brevi consenso, so perfettamente che gran parte dei cittadini magari guarderà con un pizzico di curiosità la nostra proposta, è difficile che diventi immediatamente maggioritario o anche che riesca a convincere un numero molto rilevante di cittadini, ma questo non ci preoccupa perché il nostro obiettivo è quello di provare a cambiare l'ordine delle parole, provare a stimolare le coscienze, provare ad alzare il livello del dibattito, provare a riportare dentro un'idea di protagonismo politico".

Il candidato sindaco di Democrazia Sovrana Popolare Francesco Toscano

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