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L'ex attaccante della Sampdoria guarda ai suoi eredi che stanno vivendo un momento difficile
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"Se fossi ancora un giocatore, probabilmente avrei difficoltà a concentrarmi sul calcio perché le persone stanno ancora morendo". Parola di Gianluca Vialli, uno dei più grandi calciatori europei della seconda metà del Novecento con le maglie di Sampdoria, Juventus e Chelsea vestite dopo quella della Cremonese. Reduce dalla lotta con un male perfido e dalla delusione per non essere riuscito a tornare alla Sampdoria da presidente, l'attuale dirigente accompagnatore della Nazionale (ruolo ereditato da Gigi Riva, mai passaggio di consegne fu più significativo) ha rilasciato un'intervista al Guardian, autorevole quotidiano filolaburista di Manchester, analizzando anche la questione della pandemia legata al calcio.


"In momenti di dolore, e quando stai attraversando una situazione difficile come questa, alcuni psicologi affermano che dovremmo provare a fare cose che ci danno piacere senza sentirci in colpa. Quindi, se il calcio potesse essere uno strumento per dare alle persone un po’ di sollievo, non vedo l’ora che arrivi. Posso solo immaginare cosa provano i giocatori, posso dargli consigli quando si infortunano o se discutono col mister, ma in una situazione come questa - conclude Vialli - non saprei cosa dirgli".