I dati politici sono due. Il primo: in Parlamento esiste una maggioranza trasversale a favore di una regolamentazione delle unioni civili - coppie omosessuali, ma anche etero - in modo da garantire reciproca assistenza ospedaliera, reversibilità pensionistica e quant'altro. Il secondo: Camera, Senato e i partiti, a cominciare dal Pd, sono fortemente divisi sulla stepchild adoption, cioè la possibilità che, in una coppia omo, l'uno adotti la prole dell'altro. Ma aprendo la strada al cosiddetto "utero in affitto" (una donna assoldata per "farsi fare" un figlio, che per ragioni di natura altrimenti sarebbe negato all'amore fra due uomini).
In questo contesto, la "legge Cirinna'" (dal nome della parlamentare prima firmataria) rischia di rimanere al palo. Soprattutto, corre ancora una volta il pericolo di naufragare un provvedimento che metterebbe l'Italia al passo con il resto dell'Occidente.
Il premier Matteo Renzi ha dato fuoco alle polveri, ritenendo che questa normativa vada finalmente adottata. Ma la domanda è: i sostenitori delle unioni civili vogliono davvero centrare l'obiettivo? Mentre combattono per il sì, sembrerebbe invece di no, vista l'insistenza con la quale pretendono di inserirvi anche la stepchild adoption.
Il punto critico della normativa è proprio questo e lo scoglio potrebbe rivelarsi insormontabile. Al di là di come ognuno la pensi al riguardo, la politica ha il dovere di interrogarsi su dove voglia arrivare. Giustamente si ritiene che abbia il dovere di guardare più lontano di quanto sappia fare il corpo elettorale, ma essendo l'arte del possibile (nel bene e nel male) non può e non deve dimenticare che le decisioni hanno bisogno di una maggioranza per essere prese.
Sulla stepchild questa maggioranza non c'è. E più lo scontro va avanti, più si riducono anche gli spazi per una legge sulle unioni civili. Quando Renzi si accorgesse che la questione potrebbe far saltare il governo, avrebbe davanti un'unica strada per sopravvivere a Palazzo Chigi: accantonare l'argomento.
Ferme restando le divisioni in campo, dunque, politicamente c'è una sola via d'uscita: adottare la normativa sulle unioni civili e rimandare a un secondo tempo ogni provvedimento riguardante le adozioni. Con il loro carico di dubbi e certezze, all'origine dello scontro in corso. In questa vicenda, il tutto e subito non sembra proprio possibile.
politica
Unioni civili e adozioni, tutto subito non si può
Dubbi e certezze dividono Parlamento, partiti e Paese
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