cronaca

A chi fa paura accorpare turismo, sviluppo economico, sport e agricoltura?
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C'è una bandiera che sventola da molti anni nelle innumerevoli trasmissioni di Primocanale legate alla valorizzazione del territorio regionale: la difesa delle ultime botteghe montane, quelle che segnano un presidio contro la morte dei piccoli paesi d'altura.

Una battaglia di retroguardia? Forse, per alcuni. Una visione di modernità, per noi. Luce accesa nella singola borgata significa presidio, socialità e servizio. Dopo il racconto del 2014 attraverso l'appennino, che va da Sarzana a Ventimiglia, la richiesta di risposte alla politica. Dapprima assenti, poi nebulose, ora, presenti in parte.

Non basta. Bandi ad hoc per comprare frigoriferi o attrezzature, sono importanti non risolutivi. E allora? A pochi giorni dal voto, quello delle botteghe montane è un manifesto, ancora senza risposte adeguate, per gran parte dei candidati al consiglio regionale: che visione avete dell'entroterra?

Concetto, quello dell'interno, utile soltanto nei giorni precedenti alle elezioni e poi dimenticato. Chi sale e scende per le strade di montagna registrando la voce di coloro che contribuiscono a tenere vive le comunità con le loro presenze - sì anche i negozianti, al pari di agricoltori, allevatori e artigiani - ha una visione chiara: simili esercizi commerciali si salvano se dietro il banco ci sono bottegai dinamici, che oltre a vendere beni di prima necessità sappiano creare qualcosa di artigianale con le proprie mani, ma acciuffano un reddito mensile soltanto se un giorno potranno godere di una tassazione differente da quella del centro cittadino o della costa.

Nomi, strumenti ed etichette come zona franca, aree interne o altri concetti burocratesi fanno poca differenza. Le risposte sarebbero servite ieri e per salvare quanto c'è rimasto servono ora. Perché oltre le botteghe, c'è altro. Molto altro. Emerge un tema, più volte sollevato da chi ha gestito l'agenzia del turismo ligure nelle ultime stagioni e ribadito nella trasmissione di Primocanale in onda lo scorso mercoledì.

Riferimento, il commissario Pietro Paolo Giampellegrini: "Turismo, sviluppo economico, sport e prodotti tipici quindi entroterra ed agricoltura nello stesso contenitore. Regia unica". Anche qui, poco importa che sia un assessorato o un braccio operativo extra giunta. È una roba da potere, soldi e programmazione dinamica. Ovvio, può fare paura alla politica. In sostanza, l'istituzione di un presidente bis con una poltrona, per l'ente Regione, importante almeno quanto quella della sanità.

Si farà mai? No e lo capisci dal silenzio dei candidati. Meglio rimbalzarsi le responsabilità, aspettando nuove chiusure o montagne rotolate a valle. E' l'entroterra raccontato da chi lo guarda dal basso in alto, senza andare a conoscerlo. Post 21 settembre.