E’ arrivato come in sordina a Genova, dove hanno regnato quasi sempre cardinali-principi, sfolgoranti nelle loro insegne di porpora. Ma ora sta incidendo profondamente nella Chiesa genovese e non solo modificando la struttura della Curia, che aveva ancora il timbro di Giuseppe Siri, diventato arcivescovo nel 1945, rimasto in cattedra fino al 1988, scomparso nel 1989, ma “tramandato” nei suoi principi e sopratutto nella sua organizzazione fino ad oggi.
Marco Tasca, francescano, già Superiore di questo Ordine, che discende direttamente da San Francesco d’Assisi, di cui è stato, quindi, il trentaseiesimo successore, è arrivato a Genova quasi un anno fa, con il suo saio da frate, le scarpe grosse ed è andato ad abitare in un convento e non nell’appartamento nobile della Curia genovese, all’ombra della grande cattedrale di san Lorenzo. Il primo segno di uno stile diverso da quello dei suoi predecessori e molto simile a quello di Papa Francesco, che scelse per abitare il collegio di santa Marta e non l’appartamento pontificio sulla piazza san Pietro.
Per qualche mese ci si chiedeva come si muovesse il nuovo vescovo, tanto diverso almeno nelle forme dal predecessore, Angelo Bagnasco, un genovese cresciuto nei caruggi , molto simile nel portamento a Siri e dagli altri arcivescovi che si sono succeduti a Genova tra quel cardinale principesco, quasi papa due volte, e questo frate veneto: il mite, ma decisivo Giovanni Canestri, il forte e ecumenico Dionigi Tettamanzi, il ciclone Tarcisio Bertone.
Faceva visite improvvise nelle parrocchie, senza annunci e cerimonie, incontrava il suo popolo, il suo “gregge”, si dice con una visione appunto molto pastorale. Sondava il terreno così nuovo per lui, la potente archidiocesi di Genova, fino a lui coincidente con la berretta da cardinale per il pastore in cattedra.
Misurava i problemi, ma anche i talenti di questa chiesa forgiata da Siri, uno dei cardinali più forti della chiesa moderna, tradizionalista, molto critico sul Concilio Vaticano II, entrato inutilmente papa nei conclavi del 1958 e del 1978 , nemico frontale dei preti del dissenso, ma capace di coabitare con personaggi come don Andrea Gallo, prima esiliato all’Isola d’Elba poi accettato a San Benedetto, come il suo ex pupillo, don Baget Bozzo, il direttore di “Renovatio”, la rivista_Bibbia del conservatorismo siriano, che lo costrinse poi a sospenderlo “a divinis” per le sue passioni politiche, prima socialiste e poi berlusconiane.
Quella chiesa di Siri, costruita come una roccaforte tradizionale, ma aperta alla solidarietà e all’accoglienza, grazie alle invenzioni dell’ Auxilium, della Charitas, dei Capellani del lavoro, sofferta da grandi preti come Franco Costa, Emilio Guano, Antonio Balletto, Giovanni Cereti, e tanti altri “dissidenti”, aveva sempre la sua forma immutabile. E aveva i suoi pilastri esterni, come i due grandi ospedali, il Gaslini e il Galliera dei quali, per volontà dei Fondatori, il senatore Gerolamo Gaslini e la duchessa Maria De Ferrari, il vescovo di Genova è per statuto presidente.
Dagli ospedali monsignor Marco Tasca ha incominciato, cambiando il vertice della Fondazione Gaslini con la vicepresidenza affidata all’avvocato Piergiorgio Alberti, grande professore universitario di Diritto amministrativo e legale di vaglia, con nel curriculum importanti ruoli nelle banche e nelle aziende Iri, già consigliere al Galliera. E per il Galliera il nuovo vescovo è sceso personalmente in campo, affrontando gli oppositori del progetto per il nuovo ospedale in un confronto pubblico.
Ma la mossa più rivoluzionaria è stata quella di cambiare la struttura della Curia, rimasta ai tempi di Siri e rimodellata con tre vicari episcopali, al posto dei vecchi cinque, mutando non solo le persone, ma anche le definizioni dei ruoli.
Sono usciti così di scena, ovviamente anche per ragioni di età molto avanzata, personaggi quasi leggendari della vecchia Curia, come i monsignori Borzone, Marino e Molinari e sono entrati sulla nuova ribalta ecclesiastica due parroci del Ponente genovese, Gianfranco Calabrese e Andrea Parodi, con Gianni Grondona della chiesa di san Benedetto, la vecchia “base” di don Gallo. Insomma Tasca ha ridisegnato la Curia e ridefinito i ruoli, sulla falsariga delle encicliche di papa Francesco per cambiare nella curia stessa, ma anche tra i laici.
Si può dire che con lui si chiude definitivamente l’era di Siri, con il rispetto per quello che è stata la storia e con l’interesse per il futuro, in una società sempre più secolarizzata, scossa da grandi novità e grandi dubbi, come quelli minacciati dai vescovi tedeschi, vicini a uno scisma sui temi delicatissimi del celibato dei preti, del ruolo delle donne, della benedizione alle coppie gay. Ma questa è un’altra complicatissima storia.
cronaca
Un francescano chiude l'epoca di Siri 76 anni dopo: la rivoluzione di Tasca
Dalla storia si passa in un'epoca segnata da una società sempre più secolarizzata, scossa da grandi novità e grandi dubbi
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