cronaca

L'ex presidente si difende: "C'è stato un complotto ai miei danni"
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"Cinquanta anni di banca e mi trovo qui". Teso, nervoso e a tratti polemico: cosi ha esordito Giovanni Berneschi, ex presidente di Banca Carige, nell'interrogatorio che rappresenta un passaggio chiave nell'inchiesta sulla presunta truffa ai danni dell'istituto bancario genovese. Un pentolone scoperchiato da un’indagine giudiziaria che ha lasciato interdetti e arrabbiati. 

L'interrogatorio è iniziato poco prima delle 10 ed è andato avanti per quattro ore. L'ex presidente di Banca Carige è stato incalzato dalle domande del pm Franz, delle difese e delle parti civili. Berneschi non si è arreso alle accuse e ha risposto colpo su colpo cercando di smontare il fitto castello di imputazioni ai suoi danni. Non ci sono state invece le rivelazioni scottanti che aveva minacciato nel corso delle precedenti udienze, ma alla fine uno sfogo sibillino: "Nel 2005 feci testamento perché avevo paura di morire".

LA VICENDA BANKITALIA - "C'è stato un complotto ai miei danni", ha detto Berneschi riferendosi al rapporto conflittuale con Bankitalia da cui "nacquero tutti i problemi". All'origine ci sarebbe lo scontro con l'allora presidente Mario Draghi sulla rivalutazione delle quote di capitale Bankitalia. Secondo l'ex presidente di Carige, fu da quel momento che partirono le ispezioni che portarono poi all'inchiesta sull'istituto. "Se tutti avessero fatto come me, molte banche non sarebbero fallite: non come hanno fatto i politici", si è sfogato dando lezioni di economia bancaria ai presenti. 

I SOLDI ALL'ESTERO
- A Berneschi sono stati contestati i rapporti con alcune società con sede all'estero che gli avrebbero consentito di avere un tornaconto personale. Berneschi ha ammesso di aver finanziato con 1,13 milioni di euro la Italbroker: parte di questi soldi sono finiti alla Closkey, una società con sede in Belize, su cui però l'ex presidente di Carige nega di avere il controllo.

I NOMIGNOLI - L'avvocato Anglesio lo ha poi interrogato su alcuni documenti riservati dove sono spuntati nomignoli curiosi relativi alle persone legate al ramo assicurativo di Carige. La moglie e la nuora di Berneschi erano definito definita "l'anziana tunisina", "fiamminga", "spagnola"; termini come "militare" indicavano un notaio, "l'amico" era Menconi e così via. Berneschi si è imbufalito: "Altro che amici". Poi ha precisato che all'interno di Carige Assicurazioni e Carige Vita Nuova il presidente non aveva poteri di comando ma di pura supervisione.

IL RAPPORTO CON MENCONI - Un altro capitolo importante affrontato nel corso dell'interrogatorio è stato quello relativo ai rapporti con Menconi, ex amministratore delegato di Carige Vita Nuova. Berneschi ha detto di averlo conosciuto negli anni novanta, quando Carige prese contatti con un gruppo di Basilea per entrare nel settore assicurativo.

Nel corso degli anni Menconi finì per assumere un ruolo chiave nella governance del gruppo Carige, tanto che - racconta Berneschi - sia lui stesso sia l'allora presidente della Fondazione Carige, Flavio Repetto, avrebbero chiesto di estrometterlo dal cda.