cronaca

Dopo la vergognosa esternazione "ma a chi volete che interessi se casca un ponte?"
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A me che sia cascato un ponte interessa. E soprattutto interessa sapere perché sia successo. Quel ponte aveva un nome, per i genovesi era un simbolo, cadendo ha portato con sé 43 persone e ha annientato la vita di altrettante famiglie causando una ferita nel cuore di ogni genovese. Ho ascoltato l’intervento di Oliviero Toscani alla trasmissione radio “Un giorno da pecora” quando, stizzito, ha cercato di chiudere l’argomento sulla foto delle sardine insieme a Luciano Benetton con “ma a chi volete che interessi se casca un ponte?” e da quel momento non posso che provare rabbia.


Rabbia per come in pochi istanti Toscani abbia con tono sprezzante, quasi di fastidio, voluto minimizzare quello che a Genova è successo il 14 agosto 2018 con il crollo del Morandi. Provo rabbia perché io l'ho vissuta sulla mia pelle e la vivo ogni giorno. Non conoscevo nessuna delle 43 vittime ma in questi mesi ho imparato a conoscerli attraverso le parole dei loro familiari. Provo rabbia perché il loro è un dolore senza fine e penso come queste parole abbiano buttato sale su una ferita che mai si potrà rimarginare. Provo rabbia perché penso agli occhi di Paola, la mamma di Mirko Vicini, alla sua fatica di rimanere in piedi di andare avanti, penso ai suoi occhi e agli abbracci che in diverse occasioni ci siamo scambiate in questi mesi, lei che per 5 giorni è rimasta lì accanto al luogo del crollo del ponte in attesa che le macerie le restituissero suo figlio.


Provo rabbia perché davanti a me ho gli occhi di Michele,
il fratello minore di Luigi Altadonna, lui che a 15 anni è dovuto crescere in pochi istanti e si è ritrovato a fare il “koala” e sostenere i suoi quattro nipotini, Michele che a 15 anni con il suo atteggiamento e le sue parole ha insegnato a tanti come da una tragedia che un senso non ce l'avrà mai, si possa però trovare lo stimolo per aiutare gli altri e diventare volontario, come quelli che hanno lavorato per riconsegnare alla famiglia il corpo del fratello. Provo rabbia perché davanti ai miei occhi ci sono Giuseppe e Maria Grazia, i genitori di Luigi Altadonna, perché i loro occhi non mentono, così come quelli degli altri genitori delle vittime che ho conosciuto in questi mesi, e quel dolore che si portano dietro ogni giorno a me interessa, mi è entrato dentro dritto al cuore.


Provo rabbia pensando alla compostezza di Egle Possetti, presidente del comitato ricordo vittime Ponte Morandi, lei che quel 14 agosto ha perso sorella, cognato e due nipoti. A me interessa sapere perché quel 14 agosto 2018 mi sono ritrovata in onda a raccontare la tragedia più grande che ha colpito la mia città. Mi interessa sapere perché quel ponte è crollato, mi interessa sapere chi doveva controllare e non ha controllato, chi doveva fare le manutenzioni e non l'ha fatto e perché 43 persone, tra cui ragazzi e bambini, sono morti semplicemente perché si trovavano a passare su un ponte alle 11.36 di una vigilia di Ferragosto piovosa.  Provo rabbia perché per un anno a raccontare la vita di chi era rimasto dopo il crollo io c’ero ogni giorno, lì ho tutti ben presenti nella mia mente e oggi non posso stare zitta.

Provo rabbia perché davanti ai miei occhi ho il viso di Gherardo che ha 83 anni ha dovuto lasciare la sua casa in via del Campasso per il crollo del ponte, lui che lì aveva iniziato a viverci quando il ponte non c'era ancora. Provo rabbia perché davanti ai miei occhi ho l'immagine di nonna Liliana che a oltre 90 anni voleva solo il suo letto e morire a casa sua. Provo rabbia pensando a tutti quei bambini che, ancora oggi, quando sentono un temporale o un tuono vanno in panico. Provo rabbia pensando al viso di Davide o di Gianluca, due dei sopravvissuti al crollo del ponte. Sì sono miracolati, sono ancora in vita, ma nella loro mente e nel loro cuore le 11.36 di quel 14 agosto 2018 rappresenteranno sempre un prima e un dopo.

Sì, Oliviero Toscani, provo rabbia anche nei suoi confronti, per la sua superficialità e insensibilità ma, forse, pensandoci a freddo, non merita neanche questo. Abbia la decenza di chiedere scusa.