Era il 24 maggio del 2009, una data che i tifosi del Torino e del Genoa oggi riportano a galla in vista del match di domenica prossima al Ferraris e intorno alla quale sta crescendo una tensione preoccupante soprattutto da parte granata per la voglia di vendetta, tremenda vendetta. Già, in quella partita di otto anni fa i rossoblù vinsero per 3-2 sul campo del Toro e quel risultato alla fine costò la retrocessione in B del club di Urbano Cairo che venne sancita la domenica successiva a Roma.
Il Torino avrebbe avuto bisogno di una vittoria e siccome le tifoserie erano gemellate ci si aspettava da parte dei padroni di casa un atteggiamento più morbido della squadra rossoblù. Quello che in questi giorni non si ricorda nemmeno in una riga è che il Genoa di fatto già in Europa League cullava ancora un piccolo sogno: la Champions e per una decina di minuti il quarto posto che dava diritto alla Coppa Campioni al Grifone si toccò con mano per il vantaggio del Lecce sulla Fiorentina, avversaria come noto dei rossoblù che alla fine pareggiò.
Fu così una partita con mille emozioni. Gol del Genoa con Milito, pareggio di Franceschini. Nella ripresa gol di Olivera su punizione e poco dopo ecco il pari di Bianchi e infine il gol di Milito. Alla fine rissa tra dirigenti e alcuni giocatori, incontro tra tifosi fuori della stadio non senza attimi di paura da parte genoana e cori, non certo da educande, all’indirizzo di tutto ciò che era Genoa. Ora quella partita è diventata il motivo di rivalsa, con bava alla bocca, di molti tifosi del Toro, dimenticando che il Genoa aveva un obiettivo che sarebbe stato straordinario per la sua storia del dopoguerra in poi.
A parti invertite il Torino cosa avrebbe fatto? Comunque su quel match se ne sono dette tante, anche che Cairo non avesse pagato 500 mila euro a Preziosi per Gasbarroni e questo sarebbe stato comunicato qualche giorno prima al Genoa. Tutte congetture, la verità provata è che la squadra di Gasperini aveva un obiettivo che sportivamente non poteva essere sacrificato in nome di qualunque cosa. E poi a quel Torino neppure il punto forse sarebbe bastato.
Anni dopo in serie A il Genoa andò a Torino e finì 0-0 perché convenne a entrambe le società. Anche allora il Genoa rischiava la B e un briciolino pure i granata. Infatti andò giù il Palermo sconfitto in casa dall’Udinese per buona pace di tutti, anche delle migliaia di tifosi del Torino che indossavano la maglietta con su scritto “24 maggio 2009 io non dimentico”. Così come va detto che i capi ultrà, soprattutto gli anziani, con la cosiddetta pace di Ovada avevano trovato il modo di chiarirsi e di riallacciare un gemellaggio e il rispetto verso il Genoa nato, va ricordato, il giorno dopo la tragedia di Superga.
Il Grande Torino morì in un incidente aereo e seppure pianse tutta Italia, in Lega si decideva cosa fare col campionato e la società rossoblù senza indugio mandò la domenica successiva a Torino i ragazzi della “primavera” e non la prima squadra come altri avrebbero voluto fare. Esempio poi seguito.
Insomma il Torino faccia la sua partita come è giusto che sia, il Genoa faccia altrettanto, ma per favore nessuna ipocrisia. Tra l’altro in passato il Torino col Genoa in B non si comportò bene, finì peraltro male per tutti (fallimento Toro, serie C per illecito Genoa) e ci sono atti processuali che lo dimostrano e a Genova si ricorda che gli amici del Torino furono l’unica società a far ricorso per il contratto gettato oltre la porta all’ultimo secondo di mercato di Diego Milito.
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Torino-Genoa, da Superga a Milito: storia di amicizie e veleni e ora di troppe ipocrisie
La retrocessione del 2009 scatena la polemica con tensione alle stelle
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