cronaca

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Sostenere che il Terzo Valico è “un veleno del passato”, che siamo obbligati oggi a digerire, come sostiene il ministro 5 Stelle Danilo Toninelli, è un insulto alla memoria dei genovesi, alla loro storia.

I genovesi aspettano il Terzo Valico da più di 100 anni. In consiglio comunale, già prima delle due guerre mondiali, la necessità di un nuovo collegamento ferroviario con la pianura padana e con Milano, per spingere i traffici portuali, era già stata potentemente sostenuta.

Il progetto poi è stato accantonato per decenni, mentre Genova si industrializzava, il porto cresceva e l'intera città superava, prima le guerre, poi le relative, pesanti riconversioni.

Nel 1988 finalmente il progetto è stato rilanciato e non mi fa velo, anzi mi inorgoglisce, la paternità di quell'operazione, che si deve a mio padre, Giuseppe Manzitti, già direttore e presidente dell’allora Associazione degli Industriali di Genova e fondatore dell’Intersind.

Fu lui a fondare il Civ e il Cociv e, con l'appoggio della Sina, la finanziaria che aveva costruito molte Autostrade in Italia e di un gruppo di uomini di buona volontà, tra i quali l'insigne professore di Economia del Trasporti all'Università di Genova, Ugo Marchese, Gianni Dagnino, allora presidente della Carige, già deputato della Dc, dopo Taviani uno degli scudocrociati più importanti del Dopoguerra e Ugo Signorini, l'assessore regionale anch’ egli della Dc, che mise la linea nel Piano Territoriale di Coordinamento, a far ripartire l'operazione.

Allora il progetto venne battezzato come “Supertreno”, perchè l'idea era di collegare direttamente Genova a Milano con una linea ad alta velocità, costruita e gestita da soci privati, che potevano ottenere la concessione dalle Fs, allora un vero impero monopolistico, cui faceva capo tutta la rete italiana.

Quella linea, antesignana in Italia, avrebbe collegato Genova e Milano, attraverso il Terzo Valico, in 35 minuti, con un treno capace di correre nelle gallerie sotto l'Appennino e poi di raggiungere la capitale lombarda con un percorso parallelo a quello dell'Autostrada Serravalle-Milano.

Il progetto creò un grande entusiasmo e, come è evidente, ebbe sostenitori ed anche potenti freni, sopratutto da parte del monopolio Fs e anche della Fiat degli Agnelli, che non vedeva di buon occhio un collegamento rapido tra il nostro porto e Milano, una linea ferrovia agile e veloce a far da concorrenza alla rete autostradale.

L'idea si affermò comunque e divenne un vero progetto molto dettagliato con perfezionamenti tecnici e finanziari. Molte banche europee, sopratutto francesi, erano interessate a finanziare, dopo avere sperimentato a casa loro il successo della alta velocità ferroviaria.

Ci sono voluti molti anni da allora prima che il piano del collegamento che Genova aspettava da tanto facesse poi reali passi avanti. C'era da contenere innanzitutto l'appetito dei partiti della Prima Repubblica, che si erano subito gettati sull'operazione con interessi sia politici di rivendicazione, sia meno limpidi, come accade da sempre davanti alle grandi opere.

Poi c'erano state le resistenze delle ferrovie ed anche dell'allora suo potente leader, Lorenzo Necci, che voleva gestire l'operazione più che subirla “in concessione”. Intanto cambiava anche il mondo del trasporto, in modo che il Supertreno divenne “treno ad alta capacità”, una formula per sottolineare che doveva trasportare non solo passeggeri, ma anche e sopratutto merci.

Neppure un ministro dei Trasporti tutto ligure come Claudio Bulando riuscì a dare la spinta decisiva all'idea a a aiutare il Cociv nella realizzazione del suo progetto, il cui tragitto si complicava, ma non si arrestava.

Negli anni Novanta ci fu una serie di false partenze con le diverse maggioranze politiche di centro destra e di centro sinistra, che rivendicavano il merito di “avere finalmente fatto partire il Terzo Valico” con i primi stanziamenti del Cipe, inaugurando più volte i lavori con cerimonie beffa.

Vennero impiantati i primi cantieri nella Val Lemme e ci furono i primi scontri con gli oppositori, gli ambientalisti e non solo che giudicavano l'opera pericolosa, inutile, costosa.

Il progetto ha vissuto così lunghi anni tempestosi, durante i quali è successo veramente di tutto, mentre l’opera incominciava e cambiavano gli assetti del Cociv, fino alla maggioranza conquistata da Salini Impregilo.

Non sono mancate anche le inchieste per corruzione, la decapitazione dei vertici, i commissariamenti. E’ questo il veleno del passato?

Forse, ma sicuramente se quel Terzo Valico non fosse partito nel 1988, con il primo progetto e la formazione del Cociv, oggi un’opera essenziale non potrebbe traguardare la sua realizzazione, grazie all’operazione costi e benefici, che Toninelli ha concluso. Nel corso di questi trent’anni di operazioni costi benefici sull’opera ne sono state realizzate numerose, certamente tarate sugli anni Ottanta, Novanta, Duemila, Duemiladieci. Sostenere che non sono mai state fatte è pura ignoranza e disinformazione. E il veleno, se mai, è stato quello delle lobbyes contrarie, da quelle autostradali a quelle ferroviarie.

Se il Terzo Valico fosse partito qualche decennio prima, come era possibile, Genova e il suo porto sarebbero diversi, lo sviluppo della città, e non solo, avrebbe preso altre strade, Genova non sarebbe un “sobborgo” di Milano, ma farebbe parte della stessa città unica di Milano e Genova.

Come cita spesso il sindaco Bucci, ex emigrante a Minneapolis, quella città americana era lunga 150 chilonetri, da Genova a Milano i chilometri sono 133 e il primo progetto del 1990 prevedeva che quella distanza poteva essere percorsa, appunto, in 35 minuti. Era stato fissato perfino il prezzo del biglietto, 80 mila lire.
E lungo il percorso tra Serravalle e Milano si stavano già discutendo le opere compensative! Questo è il veleno del passato?