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L'imprenditore genovese, oggi patron del Livorno dopo 12 stagioni al Genoa, non ha esitazioni
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Aldo Spinelli è laconico, ha un'idea precisa su cosa debba fare il mondo del pallone nel pieno dell'emergenza Coronavirus: "Fermiamo il calcio, come si è fermato il rugby, pensiamo alla salute della gente prima che ai risultati".
Il presidente del Livorno, già patron del Genoa dal 1985 al 1997, prende spunto dallo stop deciso dalla federazione della palla ovale per dire: "Speriamo che Gravina faccia lo stesso: ma lo faranno anche nel calcio, con la grave situazione che c'è in Lombardia, a Brescia e a Bergamo, non penso che i campionati possano riprendere".


"Non pensiamo però ai campionati - ha proseguito Spinelli - ma alla salute delle famiglie italiane. A 80 anni come ho io bisogna stare in casa in quarantena, e noi seguiamo le disposizioni dello Stato. Ma lo Stato si deve muovere perché ci sono parecchie aziende, anche di diversi imprenditori amici miei, che sono ferme. Ha fatto bene Conte a dire all'Europa che bisogna muoversi o altrimenti andiamo avanti da soli".
"Mi mancano il lavoro - conclude Spinelli - i miei dipendenti del porto, anche se noi in azienda continuiamo a lavorare. Mi manca il campo, mi mancano i tifosi e la squadra. So che i giocatori sono tutti a Livorno, nessuno si è mosso e si stanno allenando a casa. E il prossimo anno se avremo la fortuna di rimanere in serie B speriamo di restarci e di evitare gli errori che abbiamo commesso quest'anno"