cronaca

L'operazione dei carabinieri
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Dalle prime luci dell’alba, i militari del comando provinciale carabinieri di Genova stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Genova nei confronti di 18 soggetti (tutti di origine straniera, per lo più senegalese), ritenuti a vario titolo, responsabili del reato di spaccio e detenzione in concorso di sostanze stupefacenti del tipo cocaina. I militari nel corso dell’indagine hanno effettuato 33 arresti in flagranza di reato e il sequestro di un quantitativo complessivo pari a circa 9 mila dosi di cocaina e crack oltre a un'ingente somma di denaro.


Bassi e appartamenti dei vicoli abbandonati o subaffittati in nero usati come laboratori e raffinerie dove stoccare e preparare il crack per poi spacciarlo tra i carruggi e nella movida. E' quanto scoperto dai carabinieri della compagnia Centro, guidati dal capitano Michele Zitiello, che oggi hanno arrestato 18 persone a Genova, Torino, Vercelli e Perugia. I soldi, circa 5 mila euro al giorno, venivano nascosti nei negozi etnici del centro storico. "Con questa operazione - ha detto il procuratore aggiunto Francesco Pinto che ha coordinato l'inchiesta insieme al sostituto Francesca Rombolà - è stato fatto un salto di qualità. Non ci siamo limitati a fermare il singolo pusher, ma abbiamo ricostruito tutta la rete".

L'indagine è partita nel 2017 e negli ultimi giorni ha avuto una accelerata. La zona controllata dalla banda di senegalesi è quella che va da via Prè alla Maddalena, passando per l'ex Ghetto. La spartizione con le altre etnie è stata 'pacifica', con una tacita collaborazione per non attirare l'attenzione delle forze dell'ordine. Gli investigatori hanno appurato così che la droga veniva stoccata negli appartamenti e lavorata per preparare le dosi di crack.Grazie alle telecamere i carabinieri hanno visto spacciatori mettersi gli ovuli in bocca e poi passarli ai clienti che a loro volta li nascondevano nel cavo orale, in totale spregio alle norme anticontagio. "Il problema del centro storico - conclude Pinto - non può essere risolto solo dalle forze dell'ordine e dalla magistratura. Anche l'amministrazione deve fare la sua parte".

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