cronaca

Viaggio nel cantiere di Rete Ferroviaria Italiana
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Fa impressione entrare nel cantiere di Rete ferroviaria italiana, zona rossa, a cui si accede dalla parte Nord di vi Fillak, a Certosa. La prima cosa che colpisce è un intero pezzo di carreggiata di ponte Morandi, crollato per 40 metri, ma rimasto intatto tanto che nell’asfalto si vedono ancora nettamente le righe gialle di una corsia di cantiere.

Poco distante ci sono ancor due mezzi pesanti:
un camion rosso, la cui motrice è rimasta miracolosamente intatta, neppur una vena sul parabrezza e, accanto, invece, i testi schiacciati di una betoniera. Un po’ più in là c’è il pilone centrale, alto ormi solo una manciata di metri, decapitato nel crollo del ponte.

E poi, soprattutto loro, le case fantasma di via Porro, immutate da quel giorno, finestre chiuse, chi ha avuto il tempo di farlo, qualche panno ancora steso. Il tempo si è come fermato, qui, e a guardarle con il senno del dopo/tragedia sembra incredibile che fossero, alcune, così vicine al ponte, tanto da toccarlo.

Gli sfollati di via Porro intanto attendono che il Comune dice loro quando, quanto e in quanti potranno andare a prender le loro cose a casa “non voglio lasciarci neppure un bicchiere” dice una signora che da 68 anni viveva in via Porro.

“Aspettiamo che riapra via Perlasca - chiede il presidente del centro integrato di via di Certosa, Enzo Greco, perché sopra non c’è più ponte ma è sotto sequestro. Migliorerebbe la circolazione”.