porti e logistica

Il ruolo baricentrico di Forcieri e il futuro disegnato dalla riforma
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La Spezia non sarà la Sodoma e Gomorra dei porti, né è la prima città-porto a essere scoperchiata da un'inchiesta giudiziaria esplosiva, ma sicuramente lì sbuca un sistema di potere pervicace e insistente. Sarà la Procura della Repubblica a stabilire la vera portata delle accuse contro i personaggi arrestati o indagati, ma intanto bisogna fare i conti con questo sistema che sbuca dopo le indagini degli anni scorsi a Genova, Napoli, Civitavecchia, Palermo.

Sappiamo bene come finì a Genova, con un'assoluzione della Cassazione ”perchè tutti i fatti non sussistono”, ma altrove non è finita così e oggi alla Spezia quello che colpisce è, sopratutto, la coincidenza con la riforma dei porti che cambia regole e e, appunto, poteri, smontando incastellature e sistemi che sembravano immarcescibili.

È come se lo stop dei giudici abbia fermato un colpo di coda del vecchio sistema
, quello dei comitati portuali, dei presidenti-padroni, delle concessioni non sempre trasparenti, degli appalti agli amici degli amici. È come se fosse caduta quella maschera quasi in “articulo mortis”.

Lorenzo Giovanni Forcieri si vede recapitare l'avviso di indagini e legge la pesantissima ordinanza che i magistrati della Spezia hanno scritto anche contro i suoi comportamenti, tre giorni dopo la nomina della sua successora, Carla Roncallo.

Le responsabilità di questo personaggio così importante non solo nella vita spezzina, ma in Liguria, in Italia, nel nostro Parlamento, nei tanti incarichi ricoperti (e che con una certa tempestività il “Primo” aveva appena elencato due giorni fa) saranno verificate dalle inchieste.

Ma non si può non prendere in considerazione il
ruolo così baricentrico dell'ex sottosegretario, ex senatore, ex sindaco, ex presidente, ex questore del Senato e ex di tante cose. Non si può non considerare la sua ultima mossa di prorogarsi in anticipo la concessione del polo crocieristico fino al 2019, garantendosi la presidenza (e lo stipendio). Non si può non “centrare” la sua potente figura nelle fitte ed anche un po' oscure trame del ginepraio portual politico spezzino.

Quando era tramontata la sua riconferma in porto, Forcieri aveva puntato al ruolo di prossimo sindaco della Spezia: avrebbe anche affrontato le Primarie, ma si era trovato davanti il muro dei suoi “nemici” del Pd, in primis Raffaella Paita. Così, come in un gioco dell'oca, era tornato due caselle indietro, verso le banchine, il porto e le crociere.

Un mondo nel quale era entrato bene con la sua sagacia di vecchio navigatore della politica e i suoi rapporti distesi in tutta Italia. Non è un caso che fosse anche vice presidente di Assoporti, di quel Pasqualino Monti, 'capo' di Civitavecchia anche lui incappato in guai giudiziari, in una associazione tanto importante quanto decisiva nella costruzione di quel complessivo sistema di potere che oggi la riforma di Delrio, i nuovi presidenti, i nuovi segretari generali, che dovranno essere scelti con doverosa e grande oculatezza, modifica profondamente.

Scrivono i giudici di Spezia su Forcieri nella loro ordinanza che l'ex presidente “offre su un piatto d'argento una gara d'appalto contemporaneamente al fine di di pilotare l'attività di revisione all'interno dell'Autorità portuale, corrompe il presidente del collegio dei revisori Massimo Vigogna, promettendogli l'assunzione del figlio Giampaolo, proprio in una ditta che dovrebbe aggiudicarsi l'asta.”

Lo ripetiamo: queste accuse e quella più in generale di avere usato modalità di gestione ordinaria del potere ai fini suoi, del suo consenso, delle sue variegate possibilità di carriera, vanno verificate dall'accusa e controbattute dalla difesa. E, se del caso, giudicate in un processo. Dicono a Spezia che i rapporti tra Forcieri e il suo segretario generale, il potente avvocato Davide Santini, ambedue nominati in un giro di comprensazioni destra e sinistra dal ministro Altero Matteoli, ex An, fossero pessimi e influissero parecchio nel clima avvelenato dell'Autorità sotto quel sistema, nel quale ambedue si muovevano, dandosi a loro volta bei colpi di coda.

Ma il sistema restava, resisteva e perpretava le sue presunte perversioni, quelle sulle quali i giudici hanno puntato i fari. E' quello che, più in generale, uscendo dai confini del vespaio spezzino, vigeva in generale sulle banchine italiane, sui moli e impiombava senza trasparenza il sistema delle concessioni, degli appalti, più in generale della gestione complessiva di un bene comune come il porto.

I colpi di coda alla Forcieri non sono stati casi isolati, da Nord a Sud, da Civitavecchia a Palermo, fino alla nostra Genova, dove la questione concessioni ha bollito e bolle ancora nella pentola oramai tolto dal fuoco del vecchio comitato portuale.

Sia fatta giustizia, si ascoltino le difese e le ragioni di chi oggi finisce nella tempesta giudiziaria. Ma quel sistema oggi è sostituito con la nuova faticosissima legge. Ci si aspettano concessioni trasparenti, gestioni agili, scelte equilibrate e non “ummo a ummo”. Non si può non puntare sulle nuove Autorità Portuali, sui nuovi loro confini, sui presidenti appena nominati come Paolo Emilio Signorini a Genova-Savona, Carla Roncallo a Spezia-Carrara. Partono da zero. Guai se si portassero dietro zavorre del passato, nomine compromesse e zone oscure nelle concessioni e negli appalti.