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L’ultimo “Offlimits sport” ha offerto un’idea esemplare di quello che andiamo dicendo da un po’ di tempo, ovvero, dell’ormai “perverso” rapporto instauratosi tra società sportive e federazioni di riferimento. Chicco Sciacero direttore sportivo del Savona ha dato una definizione calzante di qusto rapporto: “speculare e divergente”, in altre parole quello che si instaura tra le federazioni e le società (in questo caso si parlava di nuoto) è un rapporto dialettico tra enti che parlano dello stesso sport ma con fini completamente diversi. I problemi di bilancio sono il comune denominatore in questa relazione ma il rapporto tra le due realtà anziché virtuoso è conflittuale. La federazione è un ente che difende burocrazie e indicazioni che arrivano dal Coni, tutela degli atleti olimpici, i regolamenti, tributi di vario genere da far pagare alle società. Punto. Le società che, salvo rarissime eccezioni, navigano in ristrettissime economie lottano con alterne fortune e modalità più o meno compatibili per la loro sopravvivenza. “Speculari e divergenti”: abbiamo passato un’intera serata per far entrare in una logica collaborativa e convergente le due realtà ma invano. A fronte delle richieste delle società di pagare meno (di iscrizioni, di multe etc.) o di essere assistite in qualche maniera la risposta elle federazione è una: non si può, impossibile, non ci sono denari, non siamo in grado. Dall’altra parte, a volte, la scelta delle società per recuperare le economie sufficienti per sopravvivere segue strade tortuose e alle volte penalizzanti per la concorrenza scorretta che in alcuni casi possono generare tra società sportive stesse: chi lavora più sull’”agonistico” ha più spese e meno introiti di chi dedica spazio e tempo della propria piscina all’acqugym ad esempio e ciò andrebbe trattato e ponderato attentamente, cosa che invece non accade. A farla breve, ci vuole una scossa o un cambiamento… Il mondo ufficiale dello sport, quello che dal Coni discende alle diverse federazioni (non ce ne vogliano i soggetti chiamati in causa) si è andato via via ingessando in strutture burocratiche sempre più autoreferenziali lasciando le società, a loro volta in crisi per diversi motivi, alle prese con le crescenti difficoltà provocate da una crisi che non lascia scampo a nessuno. Riusciremo ad uscire da questa impasse, lo sport riuscirà a ritrovare il bandolo di una matassa sempre più ingarbugliata?