politica

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Figuriamoci se quel che resta della “sinistra” si lasciava scappare l’occasione ghiotta del centenario della fondazione del Pci per l’ennesimo auto-sgretolamento. Dunque, puntuale come le fave a maggio, ecco che il buon Zingaretti, il segretario più beneducato che abbia mai avuto il Pd (a parte il grande Bersani, arridatecelo!) ci prova. Si dimette e fin qui nulla di strano. Ma quello che ha colpito tutti è il suo j’accuse: pesantissimo, degno del corsivo di un quotidiano della nuova destra sovranista: “Mi vergogno. Nel Pd si parla solo di poltrone”.


La verità è che il segretario perbene ha letto anche gli ultimi sondaggi che danno il Pd quarto dopo Lega, Cinquestelle e meloniani. Ma soprattutto rivelano che la fetta maggiore di voti che rinvigorirebbe i Cinquestelle di Conte rientrato, travaserebbe proprio dal Pd. Che significa l’opposto di quello che pensavano i piddini. Altro che papparsi i Cinquestelle massacrati dai due anni di governo! Sono i grillini con Conte leader che si papperebbero pezzetti di Pd! Finale di partita che non giova al povero segretario.

Un Pd malridotto così non si vedeva da tempo e i segnali della guerretta tra correntelle di modesti personaggi (questo è il vero guaio del partito a livello nazionale e locale e Genova e la Liguria fanno testo) è il vero male del partito e il vero motivo del distacco dalla gente.

Con riflessi che ricadono sui territori. Pensiamo solo che cosa è successo pochi giorni fa a Genova. Il cosiddetto “caso Lodi”.

Ripeto la storia per chi l’avesse scordata. La capogruppo del Pd in consiglio comunale a Genova è stata silurata dai sui colleghi di Tursi, quattro uomini, (lei è l’unica donna del Pd in consiglio a Genova) perché, per un errore, non ha trasmesso ai colleghi un ordine del giorno, confuso all’origine, che riguardava l’anagrafe antifascista. Risultato: il partito della “sinistra” genovese diretto da alcuni energici compagni con la schiena dritta si è astenuto non accorgendosi (i consiglieri anche maschi) che questo testo metteva sullo stesso piano l’antifascismo con l’anticomunismo. Una brutta gaffe, un colpevole scivolone politico, che nei tempi passati, quando il Pd (o meglio il Pci-Pds-Ds)  era forte e a Tursi portava molte compagne e si faceva valere e non viveva all’ombra di altri, sarebbe stato medicato in silenzio e rapidamente corretto.

La capogruppo si è subito cosparsa di cenere e ha fatto bene. Lo sbaglio c’è stato, ma chi è che non sbaglia? I compagni maschi infallibili che hanno guidato il Pd genovese in questi ultimi gloriosi anni di innegabili successi elettorali? Fattostà che la reazione del Partito è stata incredibile:  rapidissima e durissima e i quattro, nel vortice di un inatteso risveglio ormonale, dopo aver massacrato verbalmente la poveretta, colpevole di un errore, (“Fimmena fimmena! Chiagne chiagne!” ) le hanno ordinato di dimettersi. Lei ha risposto giustamente “manco per sogno!” e allora i Quattro dell’Avemaria l’hanno cacciata. Al posto della Lodi si è sistemato Terrile e ecco che il Pd di Genova ora sarebbe a posto con l’Uomo giusto al posto giusto, dove prima c’era la Donna ritenuta geneticamente pasticciona.

Zingaretti lascia e a Genova il partito-macho, così superbamente attrezzato, dovrebbe affrontare con cipiglio e tenacia muscolare il prossimo appuntamento elettorale, schierando un esercito di uomini duri e puri e tutti con le palle ( i cabasisi di Camilleri per chi ama il genere)  e cercare e trovare candidati-sindaco da far tremare Bucci e pronti a trasformare “u scindacu che cria” in un belante e tenero agnello da spolpare alle urne.

Faccenduzze locali che replicano le magagne nazionali, con i renziani del Pd che cercano in tutti i modi di dar fastidio al segretario, che certamente di errori ne ha fatti. Sottomissione totale al M5S, mantenimento in vicesegreteria di Andrea Orlando diventato ministro di Draghi, nemmeno una donna Pd nel governo.

Tasselli di rovine  locali che si sommano da troppo tempo senza che a Roma ci sia chi reagisce, a cominciare dai signori deputati e senatori e dalle deputatesse e senatrici liguri. E dal vicesegretario nazionale inamovibile, il ministro Orlando, che per sua fortuna è un uomo e porta un cognome ariostesco che ne dovrebbe garantire la Furia quando se ne presenta la giusta occasione.

Povero Zingaretti
in ritirata mentre a Genova spunta un Pd testosteronico!

La Lodi non la volevano come capogruppo e le hanno fatto una guerra pesante quando fu eletta con il maggior numero di preferenze, doppiando abbondantemente anche qualcuno dei “plurimuniti di palle” che l’hanno silurata.

Se ci fosse ancora il mitico Giorgio Doria (indimenticabile vicesindaco della prima giunta rossa, 1975) li avrebbe fatti fustigare nel cortile del Palazzo, sotto lo scalone, con robuste nerbate sul didietro e magari anche sul davanti, abbassati i calzoni per colpire per bene gli attributi. Quelli che nell’immaginario maschilista identificano un uomo.  E nel Pd genovese, indicano un capo degno di questo nome. Una capa meglio di no….cucini minestrone per la festa dell’Unità.

Ah, tranquilli. Ora ci sarà la epocale svolta di ‘gggenere!  
Pare che la segretaria reggente nazionale sarà Madame Pinotti, nata a Genova, ma eletta in Piemonte. Belin….o pardon: bastalàààà!