politica

Per la convention di Cambiamo invito a Meloni, Salvini e Berlusconi
2 minuti e 7 secondi di lettura
"Mi preoccuperei di più se fossi nei nostri avversari. Non mi è chiaro chi si candidi in Campania, se il Governatore uscente o meno, non mi è chiaro neppure chi sia il mio sfidante in Liguria. Ho letto diversi nomi, via, via usciti di scena... mi sembra un po' come nel film 'Highlander', ne resterà soltanto uno ma non sappiamo chi è quell'uno". Ha risposto cosi il governatore ligure Giovanni Toti ai cronisti che a margine di un evento a Genova gli hanno chiesto delle elezioni regionali, degli avversari e - soprattutto - delle tensioni interne al centrodestra sulla scelta dei candidati a presidente.

"Si deve ragionare regione per regione
. La spartizione a tavolino può essere un approccio iniziale ma non certo quello definitivo. Occorre valutare il candidato migliore, quello che è più in grado di coagulare la societa' civile intorno a un progetto che funzioni, che ha il miglior favore dell'opinione pubblica al di là delle singole bandiere di partito", ha aggiunto il presidente della Liguria e leader di Cambiamo! "Un accordo si troverà, non mi preoccuperei più di tanto", ha glissato.

Il governatore ligure, in vista della convention di Cambiamo prevista a Genova il 22 e 23 febbraio, ha detto di aver sentito "Meloni e anche Salvini, ma l'invito è stato esteso anche al presidente Berlusconi e a tutte le associazioni di categoria. Chiunque voglia venire sarà sempre il benvenuto". A proposito di Salvini, Toti è tornato sul tema del processo per la nave 'Gregoretti'. "Con l'autorizzazione a procedere votata dal Senato, prevedo un tale diluvio di processi, peraltro senza prescrizione, da intasare i tribunali", ha commentato Toti.

"Tutti i sindaci accusati di estorsione per le multe dei vigili urbani
, il ministero dell'Economia indagato per aggiotaggio e turbativa d'asta per ogni collocazione di bond di Stato, il ministro della Salute indagato per sequestro di persona per gli italiani in quarantena alla Cecchignola di Roma. Se fare il ministro vuol dire andare sotto processo temo un super lavoro per i magistrati e un'ingovernabilità temibile per il Paese. E' uno dei voti più assurdi che ho visto nei miei 51 anni di vita, certamente nei miei vent'anni di carriera giornalistica. La politica che abdica al suo ruolo, cioè quello di scegliere, e affida ai tribunali la decisione se una scelta è politica o non lo è, credo sia ben oltre la divisione dei poteri tradizionalmente intesa e la ragionevolezza comune", ha concluso Toti.