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Il 70% dei votanti ha bocciato l'idea della "pausa elettorale"
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Per la prima volta nella storia del Movimento 5 Stelle la base degli attivisti ha sconfessato una decisione dei vertici. La piattaforma Rousseau ha bocciato la proposta di Luigi Di Maio di prendersi una "pausa elettorale" in vista delle elezioni regionali dei 26 gennaio in Emilia-Romagna e Calabria. Gli attivisti vogliono esserci e vogliono contarsi, anche se, dopo la batosta umbra, i sondaggi non mostrano un grande stato di salute per il Movimento 5 Stelle. Che però sarà in campo e ci sarà da solo.

"I militanti 5Stelle hanno sfiduciato Di Maio e Grillo, e con loro il governo contro natura col Pd. Le porte della Lega sono aperte a chi vuole davvero il cambiamento", ha commentato immediatamente Matteo Salvini. Pronta la replica del capo politico pentastellato Di Maio per cui "gli iscritti ci hanno dato un mandato chiaro e fortissimo: dobbiamo partecipare alle elezioni regionali con tutte le nostre forze ed è quello che faremo. Ora c'è una cosa sola da fare: mettersi a pancia a terra e dare il massimo per queste due regioni".

Beppe Grillo è stato sfiduciato soprattutto in casa sua, la Liguria
. Per la seconda volta, dopo la polemica sul voto agli anziani, la portavoce regionale del movimento Alice Salvatore ha respinto pubblicamente il diktat del suo mentore politico. "Ritengo che sia fondamentale avere una lista 5 Stelle sia in Emilia Romagna, sia in Calabria. E' importante introdurre nelle istituzioni preziose sentinelle, che porteranno la voce dei cittadini nei rispettivi Consigli regionali e potranno controllare chi avrà l'onore di governare e amministrare la cosa pubblica", ha scritto sul suo profilo facebook a votazione in corso sulla piattaforma Rousseau. "Vincere non è solo arrivare alla presidenza delle Regioni, ma essere presenti nelle istituzioni. Ho votato 'no' all'ipotesi di non presentarci", ha concluso.

Ma per il ministro degli Esteri è una sconfitta pesante, e lo è anche nelle proporzioni, circa il 70% dei votanti ha bocciato l'idea della "pausa elettorale" e il risultato peserà negli equilibri interni. La bocciatura, infatti, è arrivata sotto il fuoco incrociato della feroce opposizione dei territori, ma anche della fronda interna, della quale fanno parte anche gli ex ministri Danilo Toninelli e Barbara Lezzi. Il simbolo lanciato da Beppe Grillo sarà quindi, contro il volere del suo capo politico, sulle schede elettorali delle regionali a gennaio.

Ci sarà in una situazione delicatissima. Intanto per un risultato che nessuno si aspetta incoraggiante e che potrebbe avere profonde ripercussioni anche sull'equilibrio di governo. Poi perché si dovranno trovare, sia in Emilia-Romagna (dove si ripartirà dai consiglieri uscenti) sia in Calabria (dove il nome più accreditato è quello del docente Francesco Aiello) persone disponibili a mettere la faccia in una campagna elettorale dove, probabilmente, il sostegno del movimento a livello centrale non sarà entusiasta, nonostante le rassicurazioni di Di Maio.

L'opposizione contro la decisione dei vertici, con una convocazione del voto che ha colto tutti un po' di sorpresa, è partita dai due territori coinvolti. Il coordinatore della campagna per le regionali in Calabria, Paolo Parentela, si è dimesso. In Emilia Romagna il gruppo regionale ha invitato a votare per il 'no' alla pausa elettorale, la consigliera regionale Silvia Piccinini ha parlato di "una presa in giro inaccettabile" e la vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni si è messa a capo della protesta, ritenendo la decisione uno sbaglio: "la gente non prenderà questa 'pausa' per un momento di riorganizzazione, ma per una deposizione delle armi a favore di un governo vacillante. Io dico che si deve combattere e non dimostrare debolezza o cedere ai ricatti per paura".

Quindi il 26 gennaio si va al voto e il M5s si misurerà con le due coalizioni. Ma i problemi interni adesso si fanno ingombranti. "Sicuramente il Movimento è in un momento difficoltà", aveva detto Di Maio prima di conoscere il risultato del voto, "e lo ammetto prima di tutto io. C'è bisogno di mettere a posto alcune cose". Probabilmente, dopo lo 'storico' voto su Rousseau, molte di più di quelle che il capo politico del Movimento pensava. L'idea di perdere (o non poter concorrere) alla 'poltrona' locale stavolta ha vinto.