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Nessuno ha rispettato il silenzio elettorale sui social
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Dopo tre mesi di un'estenuante campagna elettorale, in Emilia-Romagna e Calabria è arrivata l'ora della verità. Due sfide tutt'altro che scontate, che tengono col fiato sospeso il governo perché, nonostante tutti gli azionisti della maggioranza si siano sgolati nel dire che il voto nelle due regioni non influirà sugli assetti dell'esecutivo, gli effetti qualunque essi siano non potranno non farsi sentire.

Le regionali tengono col fiato sospeso
perché l'esito è incerto, la posta è altissima e il risultato lascerà pochissimo spazio alle interpretazioni: dopo una mano secca, senza rivincite o esami di riparazione, da una parte ci saranno i vincitori, dall'altra gli sconfitti, senza margini di mediazione. E la differenza fra l'essere da una parte o dall'altra, potrebbero farla pochissimi voti, magari decisi da una delle tantissime vicende che hanno incrociato la campagna elettorale.

Sabato doveva essere il giorno del silenzio, anche sui social network.
Ma alla vigilia delle elezioni in Emilia-Romagna e Calabria il 'cessate il fuoco' della propaganda non ha retto e si è scatenata la polemica su chi dei due contendenti abbia violato le regole per primo. Prima la Lega è uscita con un comunicato di fuoco in cui accusa Stefano Bonaccini di non avere "disattivato le inserzioni a pagamento dalla mezzanotte di venerdi" annunciando di riattivare le proprie inserzioni.

La Lega si riferiva alle cosiddette 'Ads', dall'inglese 'advertisement', ovvero gli annunci a pagamento con i quali i candidati - ma anche aziende interessate a far conoscere i propri prodotti - comprano degli spazi su siti e social network che, poi, diffondo il messaggio in questione sotto forma di pop-up o, nel caso dei social network, con grafiche e video. Lo stato delle inserzioni èaccessibile e visibile a tutti tramite le pagine dedicate come quelle messe a disposizione da Facebook. E propio visitando una di quelle pagine, la Lega si è accorta che Stefano Bonaccini non aveva disattivato i propri annunci.

In ogni caso, anche Matteo Salvini non ha rinunciato a Twitter
e alle 8:44 del mattino di vigilia elettorale ha dedicato un "grazie" agli emiliani e ai romagnoli seguito da una card che lo ritrae esultate sulla sagoma della regione Emilia-Romagna. Il leader della Lega ha continuato anche nelle ore seguenti postando video con stralci dei suoi comizi e brevi messaggi agli elettori. Un comportamento che per il Pd è stato dettato dalla paura di perdere. Per l'esponente della segreteria dem, Stefano Vaccari, "Matteo Salvini, in difficoltà per paura di perdere le elezioni, ha fatto ininterrottamente campagna elettorale sui profili social in violazione delle regole. Un film già visto".

Il coordinatore del Comitato per Bonaccini presidente, Andrea Rossi
rincara: "La cosiddetta 'bestia' non ha mai spento i motori e ha proseguito a diffondere falsità e fango a pieno regime". Da parte sua, l'ex vicepremier non ha commentato le polemiche e si è concentrato sui temi del sovraffollamento carcerario in Emilia-Romagna e sul caso del sindaco del piccolo comune di Jolanda Di Savoia, in provincia di Ferrara, che avrebbe denunciato "pressioni e ritorsioni" dopo che la sua vice ha deciso di schierarsi con la candidata della lega, Lucia Borgonzoni: "Orgoglioso di essere al fianco di tutti i Comuni, grandi e piccoli e indipendentemente dal colore politico", ha commentato Salvini. In pieno silenzio elettorale.

La vittoria in Emilia-Romagna per la sua fedelissima Lucia Borgonzoni, sul palco della chiusura di Ravenna anche con Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, sarebbe storica. Tuttavia, una sconfitta non sarebbe indolore, perché rappresenterebbe l'interruzione di una striscia positiva di nove Regioni vinte e una battuta d'arresto nella sua avanzata. Simone Benini, candidato del Movimento 5 Stelle, non ha chance di inserirsi nella sfida fra i due candidati principali. Le regionali saranno però un test per capire cosa è rimasto di quell'enorme capitale di consenso conquistato alle politiche di appena due anni fa e il riflesso delle dimissioni di Luigi Di Maio.

ORARIO VOTO E SCRUTINIO - I seggi sono aperti domenica 26 gennaio, dalle ore 7 alle 23, per eleggere il presidente della Giunta e i componenti dell'Assemblea legislativa in Emilia Romagna e in Calabria. Le operazioni di scrutinio avranno inizio a partire dalle ore 23, subito dopo la conclusione delle operazioni di voto e l'accertamento del numero dei votanti. Saranno complessivamente quasi 5,5 milioni gli elettori

NUMERI IN EMILIA ROMAGNA -
Oltre 3,5 milioni di cittadini sono chiamati al voto per eleggere il presidente della Regione e i componenti dell'Assemblea legislativa.. Sono 4.520 le sezioni in cui è possibile votare, 4.520 seggi nei 328 comuni. Sono sette i candidati alla presidenza della Giunta della Regione (uno in più della precedente tornata) sostenuti da 17 liste (più 6 rispetto al 2014). Mentre 739 candidati (in crescita rispetto al 2014 quando furono 507) sono in corsa per uno dei 50 posti nell'Assemblea legislativa (di questi due seggi sono riservati al presidente eletto e al candidato presidente secondo classificato). Il 51% dei candidati consiglieri è di sesso maschile, tra tutti l'età media è di 46,9 anni (in crescita rispetto a cinque anni fa, quand'era di 45,5 anni) e per 6 sui 10 di loro la sfida alle regionali è la prima esperienza elettorale. Sono stati presentati 17 simboli, ma non tutti sono presenti nelle 9 circoscrizioni.

NUMERI IN CALABRIA - Sono circa un milione e 800 mila gli elettori aventi diritto al voto nella regione, sono 4 gli sfidanti. Domenica 26 gennaio viene utilizzata, per la seconda volta, la legge elettorale approvata dal Consiglio regionale calabrese dell'11 settembre 2014, un sistema proporzionale con premio di maggioranza. Sono ammesse le liste che hanno superato il 4% dei voti e le coalizioni che hanno superato l'8%. Il candidato governatore vincente e la lista o liste che lo appoggiano avranno un premio di maggioranza al 55%, saranno quindi garantiti almeno 16 seggi. Il Consiglio regionale è composto da 30 seggi, compreso il seggio assegnato al presidente della Giunta regionale. Il sistema di voto in Calabria non permette il voto disgiunto