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Il leader dei Cinquestelle punta a un candidato civico in Umbria
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Pd e M5s insieme alle elezioni regionali. Quella che sembrava un’eresia fino a pochi giorni fa, oggi ha le forme di un dialogo ben avviato. E' però ancora osteggiato dalle ali più dure-e-pure di entrambi gli schieramenti. Tra i possibilisti un aspirante leader nazionale del Pd, il sindaco di Milano Giuseppe Sala. Nelle ultime ore perfino Luigi Di Maio segue la linea tracciata da tempo tra i M5s da Raffaele Fico e apre a un candidato unitario in Umbria, purchè i partiti facciano un passano indietro e lascino spazio a una giunta civica.

"Non sono per un no a prescindere sulle alleanze in generale. Per le regionali lombarde c'è ancora tempo, ma ad esempio su Milano nelle politiche ambientali abbiamo dei punti di convergenza" spiega dalla Liguria Sala che accoglie la possibilità e rilancia la possibilità di un'alleanza che vada oltre l'esperienza di governo tra le due forze politiche. Nel 2020 infatti si vota per le Regionali anche in Liguria.

E proprio tra le stanze di via Fieschi potrebbe nascere l'intesa per contrastare la forza politica del governatore Toti che dopo la fuoriuscita da Forza Italia è già il candidato forte del centrodestra unito. Si va oltre il governo dunque e il primo cittadino di Milano, vicino al Pd ma che non ne fa parte, è chiaro e individua una soluzione per ridare slancio ai dem: "Quello in cui credo fermamente è che il Pd debba rinnovarsi e puntare sui giovani" aggiunge Sala. E un segnale in più in questo senso lo dà la cronaca politica di queste ore con Matteo Renzi che si prepara a lasciare il Pd muovendo le sue 'pedine' e distaccandosi dalla parte più a sinistra del suo partito.

In seno al Parlamento l'ex premier è ormai pronto a creare un nuovo gruppo di cui farebbero parte tutti i suoi fedelissimi, più l'appoggio di quacche esterno per arrivare al numero legale. E se la cosa alla Camera sembra possibile, al Senato il tutto sembra meno realizzabile. Ma nel frattempo si lavora sottotraccia alla soluzione. Una scelta, quella di separarsi, che a livello nazionale potrebbe addirittura arrivare prima della Leopolda di fine ottobre. “Forse una separazione consensuale potrebbe aiutare a evitare le liti di condominio - ha spiegato Ivan Scalfarotto, vicino a Renzi -. Se il Pd si sposta sempre più a sinistra e diventa il partito che alle Feste dell’Unità canta Bandiera rossa, per una certa cultura politica lo spazio si fa troppo stretto. È difficile restare se tornano i D’Alema e i Bersani. E' un problema politico" puntualizza Scalfarotto che ha ottenuto la delega all'export come nuovo sottosegretario agli Esteri.


Pd e M5s per anni si sono scontrati a suon di dichiarazioni, spesso forti, decise e a volte oltre il consentito, ora hanno sotterrato l'ascia, ma i temi su cui le due forze si scontrano sono numerose: dalle infrastrutture, alle misure sociali così come al rapporto con l'Ue. Ma i numeri dei sondaggi sono chiari, sia da una parte che dall'altra, un calo netto e costante che ha fatto perdere consensi. E allora tornando in Liguria la corsa al ruolo di governatore potrebbe vedere imboccata la nuova strada dell'alleanza. Ma tenere unite forze così diverse non sembra un impegno facile.

E di conseguenza la questione scissione potrebbe non riguardare solo l'asse dei dem ma anche i Cinquestelle. Stare insieme ai Sala di turno, anche per le Regionali, per i puri e duri del movimento fondato da Beppe Grillo sarebbe probabilmente troppo. Già oggi c'è qualche malumore e mal si sopporta l'accordo con il Pd. E allora anche tra i Cinquestelle potrebbe arrivare la frattura che lascerebbe Di Maio proseguire con il programma di governo siglato, ma che per le elezioni regionali del 2020 vedrebbe nascere un fronte pronto a fuoriuscire dal movimento. Il rischio è naturale: separarsi porta a disperdere i voti, ma nel caso questo avvenisse per entrambi i partiti, l'accordo tra le parti più moderate di Pd e M5s sarebbe ancora in grado di reggere la contrapposizione a un centrodestra unito?