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Lo scopritore del portiere blucerchiato fida nelle qualità del suo pupillo
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 "Audero è sicuramente tra i giovani portieri emergenti. Io metterei sullo stesso gradino Audero, Meret, Cragno. Sono tutti giovani portieri che stanno portando avanti la scuola italiana. Lo stesso Perin, anche se è più grande di età. Le prospettive sono grandi. Ci vorranno ancora un paio d’anni perché non dobbiamo dimenticare ciò che si diceva una volta: si diventa portiere a 25, 26, 27 anni, a testimonianza dell’importanza dell’esperienza in questo ruolo". Parola di Michelangelo Rampulla, ex portiere e scopritore di Audero ai tempi in cui lavorava per la Juventus.

In una intervista esclusiva a Sampdorianews.net, Rampulla suggerisce alla Sampdoria un accorgimento per valorizzare al meglio un investimento da 20 milioni: “Credo che Audero abbia bisogno di un portiere di esperienza alle spalle, sapendo quali sono i ruoli. Non sono d’accordo che un portiere debba avere grande concorrenza. Il portiere deve avere la sicurezza di avere un compagno che ti possa dare una mano. Il portiere è un ruolo molto particolare in cui il rendimento è garantito in massima parte dalla sicurezza e dalla tranquillità con cui si gioca. A mio giudizio ad Audero andrebbe affiancato un buon portiere, di esperienza, il quale sia in grado di dargli qualcosa non solo a parole ma anche durante gli allenamenti. Per esempio Szczesny è avvantaggiato ad avere un portiere come Buffon alle spalle, un'istituzione che, anche solo a guardarlo in allenamento, ha grande significato”.

I ricordi di Rampulla sono nitidi: "Mi hanno fatto vedere Audero quando aveva undici - dodici anni. Fu una sera durante un allenamento. Il capo-scouting del Piemonte, Giancarlo Bertolini, segretario della Juventus, mi chiese di osservare questo ragazzo. Sono quindi andato a seguirlo e devo dire che mi è piaciuto subito. Già a quell’età aveva le caratteristiche di un portiere già adulto. Aveva già una grande predisposizione al gesto tecnico corretto, sicuramente anche merito di chi lo allenava allora, ma che delineava già delle capacità. C’erano attorno quattro o cinque altri ragazzini della sua età e la differenza si vedeva. Ha avuto sicuramente delle ottime basi da cui partire”.
“Ha seguito agevolmente tutte le trafile delle giovanili fino alla Primavera e all’affacciarsi nel giro della prima squadra. Personalmente ho lasciato la Juventus nel 2010, ma ho continuato a seguirlo perché mi interessava sapere il percorso che avrebbe fatto. E devo dire che è stato il giusto percorso. Ora, secondo me, deve fare un ulteriore salto di qualità. È un ragazzo - conclude - che può ancora dare molto".