cronaca

Continuano le indagini per omicidio volontario
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 Era stata seguita da una macchina quella notte, tra il 20 e il 21 settembre, Veronique Garella, la barista di 29 anni travolta e uccisa da un treno a Cavi di Lavagna. Prima della tragedia, la ragazza -secondo quanto ricostruito dagli investigatori della squadra mobile- aveva litigato per motivi di gelosia con una amica fuori da un locale dove avevano trascorso la serata.

La lite era proseguita in spiaggia dove Veronique era stata picchiata da più persone. A quel punto la barista si era allontanata per tornare a casa. Dalle telecamere si vede la giovane che si dirige verso i binari e dopo pochi minuti la macchina di uno dei ragazzi. L'auto effettua più passaggi, come se cercasse qualcuno.

Chi guidava quell'auto, si domandano gli investigatori, stava cercando proprio la giovane? La barista è stata poi raggiunta e la lite è proseguita? Sono tanti i dettagli che non tornano nella vicenda e su cui il pubblico ministero Gabriella Dotto sta cercando di fare chiarezza. Perché la sua amica la mattina in cui venne trovato il corpo parlò di un gesto volontario senza raccontare del litigio avvenuto tra le due? E poi, come mai Veronique era proprio in mezzo al binario quando è stata travolta del treno? Possibile che la barista non abbia sentito il treno arrivare? O qualcuno l'ha spinta?

È per questo che nelle scorse settimane il pubblico ministero ha deciso di indagare per omicidio volontario dopo che in un primo momento si era parlato di una tragica fatalità. I cinque giovani con cui Veronique aveva litigato quella notte verranno interrogati di nuovo nei prossimi giorni e forse potranno chiarire come sia andata tre mesi fa.