Che cosa ci hanno detto i funerali di Genova? Alcune cose importanti oltre all’affetto assoluto dei genovesi per la loro città e i loro concittadini del quale non dubitavamo. Non ci sono stati fischi per le autorità. Solo alcuni per quei poveretti della delegazione del Pd ormai predestinati a essere i collettori indistinti di tutte le vergogne italiane.
Non ci sono stati fischi per le autorità. La contestazione che si è manifestata con lo strappo dei funerali di Stato non ha avuto strascichi in una cerimonia che più sobria e genovese non poteva essere, persino nelle belle parole dell’imam: “Zena che in arabo vuol dire, bella, Zena la Bella”.
Applausi scroscianti per i vigili del fuoco e la protezione civile, applausi per il presidente Mattarella visibilmente scosso dal sopralluogo dove era il ponte crollato, applausi e consensi unanimi per l’omelia del cardinale dedicata quasi tutta alla forza intima della città e al suo diritto di ripartire rapidamente con qualsiasi mezzo.
Ma quello che ha stupito perché è una novità sono gli applausi al Triumvirato Conte-Di Maio-Salvini. Riconosciuto che questi non hanno alcuna responsabilità su quello che è accaduto perché prima non c’erano (a parte l’opposizione alla Gronda che è una solenne fesseria, ma non ha determinato il collasso del Morandi) gli applausi al governo gialloverde segnalano qualche cosa di nuovo: la gente (il ceto medio abbandonato dai grandi partiti delle concessioni facili) ha assegnato ai nuovi governanti un compito immane e forse illusorio: rifare tutto il Paese. Laddove trent’anni di potere del centrodestra prima e poi del Pd e soci non hanno combinato nulla, anzi.
La gente che applaude personaggi cosi diversi in tutto come il professor Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini vede in questi l’ultima spiaggia. Parvenu della politica politicante, inesperti, passionali, pasticcioni, secondo alcuni che non li amano, ma così nuovi nel governare che se non ce la faranno loro a scardinare i grovigli della vecchia politica delle consorterie, non ci saranno mai più altre occasioni.
Quindi ecco gli applausi sostenuti da sentimenti così semplici che sconcertano: “Non abbandoneremo Genova” di Giuseppe Conte, poi “A quelli gli togliamo tutto e devono passare sul mio corpo per non revocare la concessione”, di Di Maio e “Nemmeno una parola per le vittime da parte dei concessionari…vergogna.” Il commento a caldo di Salvini.
Banalità? Sì, per la vecchia politica sì che si costernava senza esagerare troppo. La maggioranza ceto medio che ha votato i gialloverdi vuole anche questo oltre ai responsabili veri della catastrofe e a tanto pragmatismo per rifare tutto d’accapo in questa Genova senza ponte.
L’applauso al governo della Santissima Trinità dice questo: “Provateci voi senza farvi troppi problemi di politically correct o altre sciocchezze. Che se non ce la fate nemmeno voi non ci resta altra possibilità.
cronaca
Quell’inatteso applauso scrosciante al governo Conte-Di Maio-Salvini
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